«Prima di gettare questa lettera nel cestino» , scriveva Michael J. Cullen nel 1929, «la legga di nuovo e poi mi telefoni, così potrò dirle di più sul mio piano e su ciò che farà per lei e la sua azienda». Così nacque il primo supermercato, da una proposta rifiutata. Cullen, infatti, nonostante tutto, portò avanti la sua idea e nel 1930 aprì il primo King Kullen. Ricavato da un garage, era grande appena 560 mq, ma poche tra le innovazioni del XX secolo hanno avuto un impatto così determinante nel modo in cui viviamo.
Wondermart, opera in cuffia di Silvia Mercuriali, parte proprio da uno dei pronipoti del King Kullen. Le notazioni storiche lasciano però subito spazio a una specie di tour guidato che acquisisce i toni della meditazione. La pioniera dell’autoteatro – struttura drammaturgica che pone il pubblico e il suo modo di interagire al centro della scena – ci invita a prendere un carrello e a entrare nel luogo di culto del capitalismo. Non importa quale catena, basta che disponga di almeno 10 corsie. Bisogna oltrepassare l’ingresso, inteso come un’anticamera, lo si potrebbe quasi considerare un guardaroba, dove abbandonare paure e titubanze. Le forme tondeggianti di frutta e verdura, così come i colori vivaci dei fiori e delle piante ornamentali, ci accolgono in un novello giardino dell’Eden dove potremo scegliere tra tutte le prelibatezze che madre natura ci offre.
Le indicazioni in cuffia continuano e ci invitano a non dare nell’occhio: da subito l’esortazione è a fingere di fare la spesa, comportandosi in maniera naturale. Ma, come nello spettacolo L'Âge d'or di Igor Cardellini e Tomas Gonzalez (a cui abbiamo assistito questa estate a Santarcangelo Festival), questa pretesa mimetizzazione con il cliente-tipo viene rotta quando ci viene chiesto di afferrare un articolo e avvicinarlo all’orecchio. E in questo senso vanno altre indicazioni, come quella di scegliere un cliente da seguire nei labirinti degli scaffali, di cui ripetere il passo e le azioni. È immediatamente lampante lo scarto tra una pretesa assimilazione al cliente e un'estraniazione da questo ruolo preconfezionato. La sfida finale, infatti, è uscire dal supermercato senza nulla in mano, dopo aver riempito un carrello di cibo invitante.
Se l’intento di un’operazione come questa è, come dichiarato da foglio di sala, di farci “diventare il personaggio principale di una storia di fantasia strettamente coreografata”, allora l’opera di Mercuriali riesce perfettamente. Quello che credo che venga a mancare è, invece, il protagonismo della spettatore – così strenuamente dichiarato –, le cui azioni vengono delimitate in brevi minuti di pausa tra un’indicazione, una riflessione e la successiva traccia, all’interno di una colonna sonora che richiama al mondo dei videogames e suscita la sensazione di non essere altro che una pedina manipolata dall’app, come in fondo lo si è dal capitalismo.
Elementi di pregio: la descrizione in cui incede la drammaturgia e la voce suadente di Silvia Mercuriali.
Limiti: i tempi risicati tra un’istruzione e l’altra che rendono impossibile la totale immedesimazione; la musica originale che sembra ricalcare a tratti quella di videogame, in altri momenti quella di una sala d’attesa; le voci inglesi registrate come tappeto musicale, che straniscono il partecipante italiano.
Performance fruita il 4 ottobre 2022 con smartphone e cuffie, attraverso l’app MERCURIOUS NET - National Ear Theatre, e inserita nella stagione 22/23 del PimOff di Milano
Wondermart
Durata 35’
Scritto e diretto da Silvia Mercuriali
in collaborazione con Matt Rudkin
Musiche originali composte da Tommaso Perego
Sound Design di Silvia Mercuriali
Produzione e organizzazione di Giusi Di Gesaro
Traduzione Marina Mercuriali
Voci Fabrizio Matteini, Becky, Silvia Mercuriali
Versione italiana co-prodotta da Idra Teatro
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