
Testimonianze Ricerca Azioni
Teatro Akropolis | 7-17 novembre 2019
Lungo il Percorso per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento (PCTO per chi ama le sigle), attivato dal Teatro Akropolis durante il Festival Testimonianze Ricerca Azioni 10 e pensato su misura per le studentesse e gli studenti del Liceo Artistico Klee Barabino, anche noi dell'O.C.A. abbiamo avuto l'onore di lavorare con questi talentuosi ragazzi.
Tre giorni di laboratorio, che poi sono diventati due per colpa di un'allerta meteo, in cui abbiamo riflettuto insieme sul concetto di "osservazione" con esercitazioni pratiche ed invasioni discretissime dei luoghi pubblici e privati di via Sestri. Abbiamo anche provato a immaginare insieme ai ragazzi due tipi di "restituzione" della nostra comune esperienza di TRA10: un gruppo si è concentrato sulla forma "fotoromanzo", grazie alla possibilità di incontri reali con Carlo Massari, Giuseppina Randi e Emanuele Rosa di C&C Company, di Lorenzo Bazzocchi di Masque Teatro e Marco D'Agostin. Un altro gruppo si è invece dedicato a una "forma foie gras", ovvero recensioni condivise, alle quali abbiamo affiancato delle splendide illustrazioni disegnate dai ragazzi stessi durante i giorni del festival, nel bel mezzo degli spettacoli, nei prima e nei dopo.
Se il risultato che vedete è particolarmente ricco, il merito è di queste studentesse e di questi studenti, prima di tutto, coadiuvati dalla generosità degli artisti che hanno incontrato, dalla logistica offerta dallo staff di Akropolis (e ringraziamo particolarmente Graziella Perego, Valeria Screpis e Veronica Righetti), dall'aiuto concreto e davvero artistico della prof.ssa Claudia Campanella.
Noi oche abbiamo imparato molte cose e siamo (molto) felici. Buona visione.
Coordinamento laboratoriale Massimo Milella
Recensioni e sketch degli studenti del Liceo Artistico Klee-Barabino
Correzione e impaginazione delle recensioni a cura di Irene Buselli e Massimo Milella
Laboratorio di visione critica con gli studenti del Liceo Artistico Klee-Barabino a cura di Eva Olcese, Marta Cristofanini, Massimo Milella e Matteo Valentini
Giorno 1
Beast without Beauty
Recensione a cura di Sara Marrè, Vanessa Perazzolo, Camilla Fattore
Lo spettacolo portato in scena è della C&C Company, compagnia fondata nel 2011 da Chiara Taviani e Carlo Massari, quest'ultimo direttore artistico unico dal 2017, oltre che ideatore di questa piéce.
La musica ha una certa importanza, ma secondo noi solo in certe scene, infatti non sempre è presente. Inizialmente c'è un sottofondo, il cinguettio degli uccellini e nelle scene finali la donna, fino ad allora immobile in scena, si alza dalla sua sedia e va al microfono per cantare Where Have All the Flowers Gone? citando Marlene Dietrich. Due suoni che ci hanno colpite: uno fastidioso che proviene dal microfono e condiziona il movimento del corpo dell'attore, l'altro è quello di un bicchiere che viene fatto cadere a terra improvvisamente.
La luce sembra non avere un ruolo fondamentale, infatti per la maggior parte dello spettacolo è diffusa per tutta la scena ed è una luce calda e uniforme, prende però importanza in due parti della scena: all'inizio gli attori in un angolo del palco sono illuminati da un unico cono di luce; più avanti, gli attori si spogliano in mezzo a delle forti luci ad intermittenza, così da creare dei fotogrammi, con un forte impatto visivo.
Lo spazio scenico è sviluppato frontalmente rispetto al pubblico ed è usato in tutta la sua ampiezza, con una scenografia minimale.
Gli attori presenti sono tre in tutto: due personaggi maschili in movimento e in sintonia tra di loro, il coreografo Massari e il suo partner di scena Emanuele Rosa e una donna anziana, la performer Giuseppina Randi, che è seduta immobile in un angolo della scena, che osserva.
Il pubblico, di tutte le età, ha reagito positivamente e l'applauso finale è stato molto convinto,
Consigliamo questo spettacolo, è interessante, coinvolgente e molto divertente.













Giorno 2





Das Spiel
Recensione a cura di Linda Nuzzolo, Sara Piazza e Sofia Ferraro
Lo spettacolo ideato dal danzatore e performer Alessandro Bedosti sembra rappresentare il suo bisogno di sradicare la necessità attuale di essere sempre presenti, sempre visti, sempre commentati, di non perdere l'occasione di esprimere la propria opinione, di far parte del chiacchiericcio generale in cui siamo costantemente immersi.
Le due tematiche principali trattate sono il mistero sull'esistenza ed il desiderio del sapere. A differenza di molti spettacoli visti, questo è ambientato nella palestra di una scuola. Per conferire maggiore realismo alla scena, le luci poste alle spalle del pubblico, sono diffuse e sembrano non interagire direttamente con l'andamento dello spettacolo.L'unico sonoro che si sente da una cassa, melodico e lontano, è un canto di uccellini. I personaggi in scena sono due, Antonella Oggiano, danzatrice affetta da sindrome di down che compie un rito di purificazione sul corpo abbandonato dello stesso Bedosti.
Il pubblico è apparso molto interessato alla performance, benché sia difficile stabilire un confine tra l'interesse e l'emozione. Di certo siamo rimaste inquiete tutto il tempo dello spettacolo per la tensione creata dall'atmosfera di Das Spiel.
Mnemische Wellen
Recensione a cura di Gaia Macassaro, Giulia Carta, Anna Scimone, Davide Calandriello, Sara Di Franco, Zoe Amato
Lo spettacolo Mnemische Wellen della compagnia Masque Teatro, andato in scena nell’ambito della decima edizione del Festival Testimonianze Ricerca e Azioni è uno spettacolo complesso e difficile da decifrare. Lo spazio è composto da tre elementi scenici: un piano inclinato e mobile su cui il corpo nudo della performer - dipinto con macchie scure - si muove faticosamente, un alto e stretto cilindro metallico da cui esce lento del fumo e posizionato lateralmente, in diagonale, uno scuro piano verticale. Lo spazio è debolmente illuminato da luci fredde. Niente parole o musica ma solo un continuo e sordo ronzio di fondo.
La ripetitività dei gesti e dei movimenti della performer, nel continuo tentativo di trovare e
sostenere la stazione eretta e l’equilibrio, a tratti rende difficile al pubblico mantenere la
concentrazione. Alla fine il corpo sparisce lentissimamente nel cilindro avvolto dal fumo, creando un’atmosfera di tensione.
Incuriosisce il fatto che, al termine dello spettacolo, la danzatrice non esca a prendere gli applausi del pubblico. Forse per significare che la sua non è soltanto una performance ma una parte importante e difficile della sua vita?