Il teatro misterioso e sconfinato di Eleonora Pippo
Intervista a cura di Massimo Milella
Immagini tratte da Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra. di Ratigher.
Eleonora Pippo ha portato al Teatro della Tosse di Genova, dopo il Kilowatt Festival a Sansepolcro e Soliera, la terza tappa del suo Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra.
Diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e formatasi poi con Agrupacion Señor Serrano e Thomas Ostermeier, la regista di Pordenone sta portando avanti un suo percorso molto personale, sempre più apprezzato.
Tra i suoi ultimi lavori spiccano Save your wish, performance sulle derive consumistiche del nostro tempo, e il musical Lo-Fi Cinque allegri ragazzi morti.
Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra.
Il titolo del fumetto di Ratigher sembra un haiku. Com'è nato l'incontro con quest'opera? Cosa ti ha colpito della sua storia?
Mi ha colpito il titolo. Mi si è aperto subito un immaginario ricchissimo in poche parole che mi ha spinta a comprare il fumetto. Della storia mi colpisce la fine misteriosa e sconfinata.
Quali sono i procedimenti drammaturgici e registici che hai utilizzato per adattare un fumetto alla scena?
Quello che faccio quando metto in scena un fumetto è proprio non adattarlo alla scena. Prendere le parole che l’autore ha scritto e trattarle come se fosse Beckett senza modifiche. Tutti i problemi che la messa in scena di un linguaggio estremamente sintetico comporta sono la mia risorsa. Quei vuoti, che una scrittura di questo tipo portata sul palcoscenico lascia, sono in realtà degli spazi nei quali accade il teatro. Nei quali si crea una relazione intima e fortissima tra pubblico e performer.
A partire dal tuo ultimo passaggio a Genova, mi piacerebbe indagare su ciò che circonda e attraversa il tuo teatro, l'approccio, le origini, i confini.
Troppa roba?
Sì, effettivamente è tanta roba… Le ragazzine però parla proprio di questo: di confini, di limiti, di definizione di sé e quindi dell’altro. Le ragazzine parla di morte, intesa come il confine della vita. Il limite che, se riconosciuto e affrontato, dà valore alla vita. La perdita di controllo del titolo è in realtà il ritrovamento della libertà attraverso l’accettazione e la conoscenza della morte. Affrontare e accettare il problema libera dalla paura. Tanta roba?