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Seguiamo il progetto Abracadabra - Incantesimi di Mario Mieli da quando è approdato a Genova il primo studio, nelle sale del Teatro della Tosse. Ma l'incontro dell'Oca con Irene Serini era già avvenuto con Andy Warhol Superstar, spettacolo di Laura Sicignano che ci aveva lasciato la voglia di conoscere meglio questa interprete, e poi con Italiani veri, dove l'attrice diventava anche autrice. Sono stati i cinque studi sulla figura dell'intellettuale milanese, però, a fare definitivamente breccia del nostro cuor d'oca

Intervista, foto, collage e impaginazione a cura di Eva Olcese

Materiale d'archivio, preso dal sito di Irene Serini: foto di Luca Del Pia e Antonella Lodedo, simboli/segni di Christian Tubito, illustrazioni di Anna Resmini

si ringraziano Irene Serini, Luca Oldani, Anna Resmini e Caterina Simonelli per la disponibilità, Valentina Mancinelli (Teatro della Tosse) per il coordinamento

Ho incontrato Irene Serini in uno dei bar più antichi di Genova. Tirava una brezza gentile e mentre bevevamo i nostri caffè, lei ha stemperato la mia soggezione con un flusso inestinguibile di parole. Poi sono venute le domande. Quelle ho deciso di non trascriverle e lasciare spazio al racconto di Serini e del resto del cast di Abracadra - Incantesimi di Mario Mieli.

Astratte linee rette

Abracadabra è un progetto che davvero nasce nelle cosiddette "cantine". All'inizio volevo anche farmi produrre: pensavo di fare un solo spettacolo, di affidare la regia a un volto noto e la drammaturgia a un nome importante. Ero molto spaventata dal fatto che Mario Mieli non fosse conosciuto, quindi dovevo avere qualcosa che potesse avvicinare comunque un po' di pubblico in sala. Il discorso è cominciato ma per una serie di circostanze, chiamale caso, chiamale destino, ad un certo punto la produzione si è tirata indietro, l'autore anche e la regista, che sarebbe rimasta, ha avuto un evento personale che gliel’ha impedito. Mi dico «Forse non era destino che lo facessi» finché non mi chiama Arianna Bianchi, allora presidente dell'IT festival di Milano (un festival di grande successo che abbiamo avuto a Milano, di teatro underground, indipendente), che mi dice «So che volevi fare questo lavoro su Mario Mieli, portalo da noi nella prossima edizione». Anche questo lo prendo come un segno del destino. E comincio sola, come mi vedi, chiamo chi è disposto a darmi una sala prove gratis… Facevo le prove senza luce! Avevo fatto un pensiero molto semplice a livello di luci: un piazzato che piano piano si restringe fino al buio e poi torna al piazzato. Mi butto a fare l'IT festival, che è molto seguito, c'era molta gente, è stata una festa e questo primo lavoro su Mario Mieli piace molto. Non solo: succede una cosa che ora accade sempre più raramente. Ossia lo vede Lorenzo Loris, direttore artistico del Teatro Out Off di Milano, e mi dice «Bellissimo, domani pomeriggio vieni da noi e vediamo dove metterti in stagione». Era a maggio, le stagioni erano già tutte fatte. Io rimando la mia partenza per Genova, dove lavoravo con Laura Sicignano, e decidiamo che sì, sarebbe andato in scena ad aprile dell'anno successivo.

oca, oche, critica teatrale
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