L'opera Quartett di Luca Francesconi fu commissionata dal Teatro Alla Scala per la stagione 2011; dopo il felice esordio milanese la produzione ha raccolto successi in diversi teatri, entrando di fatto nel repertorio operistico mondiale in breve tempo: il titolo aprirà la stagione 2020-21 della Staatsoper di Berlino. Considerato che i cartelloni operistici sono spesso dominati da classici ottocenteschi, già questo è una notizia; il fatto che addirittura l'opera sia oggetto di
L'essenza di Luciano è nella trasformazione del tempo. In una sorta di gioco di prestigio la dimensione temporale si arrotola su stessa per generare non solo una sospensione e un annullamento ma una naturale sovrapposizione di piani. I ricordi del protagonista omonimo sono materializzati sulla scena in quadri giustapposti e connessi dai suoi commenti, che avvengono in contrappunto: ricoverato in un manicomio, Luciano rievoca frammenti della sua vita, avventure a sfondo sessua
"Senza un nome non esiste niente" spiega rivelatore il professore Preobrazenski alla sua creatura, il cane Pallino che ha trasformato nell'uomo Pallinov. L'adattamento di Stefano Massini del Cuore di Cane di Michail Bulgakov centra la messa a fuoco su linguaggio e parola, sul loro magico potere di creare il mondo e sulla terribile condanna che imprigiona l'uomo in essi. Il professore Preobrazenski, alla ricerca dell'elisir di giovinezza, trapianta l'ipofisi di un galeotto nel
Afghanistan è una sfida vertiginosa, folle: spettacolo in due parti (Il Grande Gioco ed Enduring Freedom), dieci capitoli e tre nuclei cronologici. Dieci autori, uno per capitolo. Quasi sei ore di teatro per raccontare un secolo e mezzo di storia del paese: dalla prima guerra anglo-afghana fino ai giorni nostri. Storia di una nazione certamente, ma anzitutto storia dell'immaginazione occidentale che questo paese lo ha creato letteralmente dal nulla, inventandolo e animandolo.