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  • Massimo Milella

Pier Paolo!


Il mondo pasoliniano che ci restituisce l'allestimento genovese del Pier Paolo! di Giorgio Barberio Corsetti è un giocoso pastiche di segni, rimontaggi e allusioni all'universo culturale dell'intellettuale friulano. Il centro della drammaturgia è una partita di calcio disputata da due compagini assemblate per onorare l'ospitalità accordata dalla Cooperativa Il Ce.sto che gestisce l'impianto sportivo in cui si svolge lo spettacolo. Diventa dunque un'occasione per contestualizzare un'opera già di per sé pensata per spazi non teatrali in una realtà molto ben connotata e apprezzata del tessuto sociale del centro storico genovese. L'operazione promossa dal Teatro della Tosse, che con Pier Paolo! apre virtualmente le danze della nuova stagione teatrale della città, sposa un progetto che di fatto si incastra perfettamente con l'identità poetica preponderante di questo teatro: una stretta connessione con il tessuto cittadino, saldata anche da una posizione geografica privilegiata, intima, nel cuore del centro storico; un'istanza contemporanea garantita dall'asse Pasolini/Barberio Corsetti; un allestimento che a tratti evoca i caratteri del teatro di strada o del circo, optando per una mise en espace avventurosa e dinamica che mescola gli attori al pubblico e una musica dal vivo sempre presente, sul lato corto del campo da calcio, pronta a dialogare con la scena. Detto della peculiare ricerca spaziale di Pier Paolo!, bisogna però ammettere che la sfida più ambiziosa e a tratti forse anche meno riuscita è quella temporale: le scene, infatti, si accumulano, si sovrappongono su più livelli, incrociando le incursioni del Pasolini saggista con la poesia, la vitalità del suo romanzo con i personaggi del suo cinema, con la coppia che cita indirettamente Totò e Ninetto Davoli, le prostitute romane, le interviste al pubblico e ai giocatori durante il regolare svolgimento della partita. Tutto scorre in contemporanea, rinviando al pubblico il difficile compito di adottare un punto di vista, di lasciarsi coinvolgere e affrontare il magma narrativo di questa fitta drammaturgia. Eppure, il ritmo zoppica, alcuni passaggi tra una scena e un'altra appaiono poco naturali, spesso le immagini tendono a reiterarsi, creando una sensazione di già visto. Infine, risulta rispettabile e coraggiosa la scelta di mettere in scena una sorta di alter ego di Pasolini, un attore in carne e ossa, il bravo Gabriele Portoghese, che ne assume le sembianze e dialoga con il suo stesso mondo, ponendosi ora come osservatore, sullo stesso piano del pubblico, ora come poetico commentatore del calcio, ora come puntuale incursore sul campo, con microfono in mano per dare voce e soccorso ai giocatori della squadra dei richiedenti asilo, espulsi dall'arbitro intransigente Roberto Rustioni. Il punto debole di questo progetto, dunque, appare la difficile gestione delle molte anime al suo interno, la scarsa tenuta e fruibilità di un ricco mosaico di immagini che avrebbe meritato forse maggiore rodaggio e più rigore, anche nella stessa direzione degli attori non professionisti, che nel cinema pasoliniano riuscivano a essere immortalati in una naturalezza forse non ripetibile in un contesto teatrale di questo genere. Elementi di pregio: l'ambiziosa ricerca spazio-temporale del mosaico pasoliniano, i tecnici della Tosse, l'interpretazione delle attrici Silvia D'Amico, Fonte Fantasia e Aurora Peres. Limiti: ritmo, innaturale organicità della drammaturgia.

Regia di Giorgio Barberio Corsetti Organizzazione Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse Produzione Fattore K

Visto il 5 Ottobre 2017

oca, oche, critica teatrale
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