La foto che apre questo articolo l'ho scattata il pomeriggio del 19 Agosto a Marinella di Sarzana, dove, in varie location tra borgo, pineta e spiaggia, si sarebbe dovuta svolgere dal 18 al 21 agosto la prima edizione del Marinella Festival, organizzato dall’Associazione Culturale Gli Scarti. L’intento del gruppo spezzino diretto da Andrea Cerri non era “soltanto” quello di organizzare un festival di teatro di qualità che attingesse alla scena nazionale e locale, ma anche quello di animare e portare fuori da una sorta di nebbia suggestiva, ma pericolosa, un luogo meraviglioso e pieno di potenziale, vestendolo di un festival curatissimo in ogni suo singolo evento. Una proposta pensata per Marinella e non a Marinella (qui https://bit.ly/Marinellastoria è possibile orientarsi sulle vicende e la storia del Borgo Agricolo e della Tenuta di Marinella).
La mattina del 18 agosto, però, mentre i tecnici completano gli allestimenti e i ragazzi de La missione di Sarzana provano la performance Al tramonto nel borgo, il cielo si oscura, il vento si scatena e, tra pioggia e incredulità, una tromba d’aria si abbatte sulla pineta: divelti i pini secolari, danneggiati i tetti e le abitazioni, distrutti i palchi.
I pompieri si riversano nelle strade per rimuovere gli alberi crollati, gli abitanti del borgo vengono invitati a lasciare le case ormai inagibili, i tecnici del Festival lavorano per mettere in sicurezza le attrezzature e iniziare la conta dei danni.
La prima edizione del Marinella Festival, dunque, finisce qui?
Nient’affatto. In pochissimo tempo Gli Scarti, con il sostegno del Comune di Sarzana, preparano per sabato 20 agosto una serata di raccolta fondi in favore del Borgo di Marinella, invitando tutti gli artisti del territorio che avrebbero partecipato al Festival a presentare i loro lavori nella straordinaria location della Fortezza Firmafede di Sarzana, una cittadella fortificata di fine ‘400, nel cuore del centro storico, usata poi fino agli anni Settanta del secolo scorso, come carcere femminile.
La serata si apre accogliendoci nei terrazzamenti esterni della cittadella tra stuoie di tela dal gusto retrò e ombrelloni blu a righe, un richiamo non tanto al mare agitato e tumultuoso, tra poco evocato, del capitano Achab, quanto a quello della spiaggia di Marinella che ci avrebbe accolto insieme alla compagnia Kraken Teatro e al suo Ho visto la balena bianca, curata e pregevole lettura animata da Moby Dick; proseguiamo salendo verso luce ancora calda che precede il tramonto su uno dei torrioni della fortezza per Antropolaroid, spettacolo di e con Jonathan Lazzini, per poi scendere scendere nuovamente nella piazza interna della cittadella dove il grande palco e l’ancor più vasta platea ci ospitano per gli eventi conclusivi della serata: la proiezione di Appunti per un film su Marinella, la performance Marinella Pastorale di Limbrunire e il concerto degli OBL, Orchestrina Buffoni Leggiadri, band tanto irriverente quanto buffona e leggiadra.
Mi soffermerò su tre degli eventi visti in questa serata, tre momenti che si legano tra loro per essere ponte di memoria e canto alla terra.
Q' là vòta quando... I mé nòni… A m'arcòrdo... La prima vòta… Quand'ero fanteto…
Appunti per un film su Marinella di Fabrizio Bellomo e Marinella Pastorale di Limbrunire, due lavori artisticamente ben riusciti, vengono presentati in maniera consecutiva, andando così a formare una sorta di ideale dittico in grado di muovere nello spettatore qualcosa di profondo e nel contempo portarlo a comprendere cosa sia stata e cosa è ora Marinella.
Il primo, un cortometraggio, è una raccolta di immagini dell’oggi e di testimonianze dalle voci robuste e forti, ma al tempo stesso disarmate, di chi ben conosce la storia del Borgo Agricolo, del suo declino, del rapporto con le cave di Carrara; una serie di appunti audio e video dai quali speriamo possa realizzarsi il lungometraggio che ne sarebbe il naturale sviluppo - e che Bellomo, ha in cantiere -, in un’evocazione del passato che non ci appare nostalgica né ideologica, ma semplicemente necessaria alla comprensione profonda del presente, a una presa di consapevolezza di quello che è stato, è e potrebbe essere.
Ancora voci, indistinte e lontane e poi immagini recuperate da filmini in super Super8 degli anni ‘40, ‘50, ‘60 del secolo scorso, accompagnate dai suoni elettronici di Limbrunire, costituiscono la performance Marinella pastorale, in grado di restituire la gioventù del luogo fatta di forza, potenza e potenziale realizzato, la bellezza del passato, solare e attraente, il tutto avvolto da una musica profonda, al di là di tempo e luogo, e per questo universale e unica.
Hanno dialogato questi due lavori e queste immagini proiettate ci hanno rapito, portato via, in un canto della fine delle cose e del tempo presente che guarda ciò che è stato e per un attimo si ferma.
Sempre radicato in questa terra di Lunigiana, compresa tra fiume, Monti Apuani e mare, è stato il breve, ma intenso lavoro Antropolaroid di Jonathan Lazzini. Nato in seguito a un laboratorio tenuto da Tindaro Granata (Antropolaroid è anche il titolo dello spettacolo con cui il performer di origina siciliana aveva ottenuto il primo grande successo personale di pubblico e di critica nel 2011), lo spettacolo, al di là di qualche quasi impercettibile momento in cui, non sorvegliate, tecnica e bravura attoriale hanno fatto mostra di sé, ha saputo suonare con forza e delicatezza tutte le corde dell’animo. Ascoltiamo e ci riconosciamo in Jonathan Lazzini, giovane attore sarzanese diplomato al Piccolo di Milano, che ha saputo rendere la propria biografia universale estraendone quel tempo poetico e condensato che ha permesso a noi di riattraversare i luoghi della nostra storia, e al teatro di essere teatro.
Ci sarebbe piaciuto scrivere del Festival di Marinella, ci sarebbero piaciuti i ragazzi de La missione di Sarzana, accompagnatori danzati per il borgo al tramonto, avremmo voluto goderci il fresco della pinetina ascoltando la sera concerti e dj set, avremmo mangiato volentieri alla tavola imbandita di Qui e Ora tra storie di vita, cibo e generazioni e ci sono mancati i pupazzi di Marta Cuscunà, la spiaggia e i falò, Vetrano e Randisi nel cimitero a dare corpo e voce ai clochard di Franco Scaldati e ancora tanti altri artiste e artisti e tutte le possibilità di pensiero e poesia che ci avrebbero lasciato.
Rimangono le piccole mucche sott’olio dell’installazione concettuale di Francesca Sarteanesi (che chi scrive ha avuto la fortuna di vedere), aspettando il prossimo Marinella Festival, con un pensiero alla precarietà di un lavoro artistico fragile e disarmato di fronte a un mondo dell’umano che vacilla tra pandemie e cambiamenti climatici e guerre reiterate, eppure, a nostro avviso, un lavoro artistico che si rende ogni giorno sempre più necessario, perché ancora crediamo che la bellezza possa salvare il mondo.
Commenti