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Moby Dick alla prova | Dietro le quinte del mare

  • Mirko Gragnato
  • 9 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

C'è un confine sottile tra teatro e mare aperto, ed Elio De Capitani lo valica con audacia nello spettacolo Moby Dick alla prova, andato in scena al Teatro Comunale di Vicenza il 2 aprile. Adattamento dell'opera scritta da Orson Welles negli anni ’50, lo spettacolo intreccia in modo sorprendente le prove di un Re Lear con il viaggio ossessivo del capitano Achab alla caccia del grande capodoglio bianco. Il risultato? Un'esperienza che cattura gli spettatori non solo nel racconto, ma anche nella sua creazione.


Fin dai primi momenti lo spettatore viene trascinato in un’atmosfera da "dietro le quinte", dove il confine tra attori e personaggi si dissolve. La scena ricorda un magazzino: tavoli carrellati, scale a castello, luci nude, e soprattutto una grande vela bianca sul fondo. Una vela che vive, respira, si gonfia. Quando dagli alti delle scale si grida "SOFFIO!", tra luci e ombre, quelle stesse scale diventano sartie della baleniera Pequod e l’intero palco si trasforma in un ponte scosso dal vento.


Foto_MarcellaFoccardi
Foto di Marcella Foccardi

«Laggiù soffia! Laggiù soffia! La gobba come una montagna di neve! È Moby Dick!» – questa battuta, con la forza del coro e l’energia della scena, diventa un urlo collettivo. I suoni sono parte integrante dello spettacolo: colpi di tamburo, rintocchi di campana, canti marinareschi, grida. Il teatro si trasfigura in oceano, e lo spettatore vi galleggia dentro, prigioniero e incantato.


Il cast è straordinario, e De Capitani, nei panni di Achab, regala un’interpretazione intensa, a tratti disturbante, come nel dialogo con Pip, il marinaio nero, piccolo e fragile, legato ad Achab da una relazione ambigua, quasi malsana, che esplora le pieghe dell’ossessione e del potere.


Foto_MarcellaFoccardi
Foto di Marcella Foccardi

Il finale è puro teatro d’immagine e suggestione. La grande vela si gonfia e diventa Moby Dick stessa, la sua testa gigantesca e bianca pronta a inghiottire tutto. L’arpione cerca il cuore della balena, ma è l’uomo a essere vinto. Non c’è oceano, ma teatro; non c’è sangue, ma luce. Eppure il pubblico sente ogni affondo, ogni gorgo, ogni sconfitta.


Moby Dick alla prova non è solo uno spettacolo, è un’immersione. Una riflessione sull’arte, sulla follia, sulla natura che resiste e sull’uomo che rincorre fantasmi più grandi di lui. Un’esperienza che al Teatro Comunale di Vicenza ha lasciato il pubblico con l’anima intrisa di vento e sale.


Elementi di pregio

Lo spettacolo colpisce per l’originalità della regia, che intreccia con intelligenza Re Lear e Moby Dick, portando il pubblico dentro il processo creativo e trasformando il palco in un oceano vivo. La scenografia minimale è estremamente evocativa: la grande vela sul fondale, le luci, i suoni e le grida trasformano ogni elemento in parte della baleniera. Il comparto sonoro è coinvolgente e amplifica l’immersione. L’interpretazione di De Capitani è intensa, carismatica e disturbante al punto giusto, ben supportata dal resto del cast. Il finale è visivamente potente e lascia un impatto emotivo forte.


Limiti

La struttura metateatrale può risultare complessa per chi non conosce bene i testi di Melville o Shakespeare, e alcuni passaggi rallentano il ritmo narrativo. L’ambiguità nel rapporto tra Achab e Pip, pur interessante, può lasciare perplessi se non pienamente contestualizzata. In generale, lo spettacolo richiede attenzione e predisposizione a una lettura simbolica: chi cerca una storia più lineare potrebbe trovarlo troppo cerebrale o frammentato.



Visto al Teatro Comunale di Vicenza il 2 aprile

di Orson Welles

Adattato - prevalentemente in versi sciolti - dal romanzo di Herman Melville


traduzione Cristina Viti

uno spettacolo di Elio De Capitani

maschere Marco Bonadei

musiche dal vivo Mario Arcari e Francesca Breschi

luci Michele Ceglia, suono Gianfranco Turco

con Elio De Capitani

Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile, Giulia Viana, Vincenzo Zampa

assistente regia Alessandro Frigerio

assistente scene Roberta Monopoli

assistente costumi Elena Rossi

una coproduzione Teatro dell'Elfo e Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale


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