Il silenzio non è mai, davvero, quieto: è a partire da questa fondamentale premessa che la compagnia ateniese RootlessRoot imposta il suo nuovo spettacolo, ΣΙΩΠΗ [silence]. La performance è stata portata in prima nazionale il 13 ottobre 2023 al Teatro della Tosse di Genova, nell’ambito della rassegna di danza Resistere e Creare, giunta ormai alla sua nona edizione. Una scelta sicuramente cara alla composizione del direttivo, dal momento che gli stessi membri fondatori della compagnia, Linda Kapetanea e Jozef Fruĉek, sono - insieme a Marina Petrillo - i direttori artistici della rassegna.
Secondo la sua definizione in senso stretto, con “silenzio” si intende “assenza di suono”. Un’ovvietà che viene smentita a partire dai primi minuti della messinscena: aprendosi inaspettatamente con un monologo – recitato dallo stesso Fruĉek nei panni del biblico Isacco – che si radica nella piena sonorità della parola, la scena viene presto pervasa dalla visione di corde ondeggianti che vengono sbattute sulle assi del palcoscenico dagli stessi performer. Come a evocare il riverbero dei relitti sbattuti dalle onde, ad abitare la scena è un paesaggio sonoro che si è già spogliato di una dimensione verbale, cedendo il posto al silenzio di una natura brulicante di vita sotterranea. Ai movimenti convulsi dei corpi dei danzatori, accompagnati dall’amalgama di suoni industriali e percussivi, viene affidata l’evocazione di una dimensione sfaccettata e molteplice, che sfugge a ogni definizione. Componente portante dello spettacolo, la musica – opera del compositore Vassilis Mantzoukis – ci ricorda che, nel suo clamore, il silenzio è anche impossibilità di farsi ascoltare, è il turbinio caotico delle emozioni che si impigliano in gola e in merito alle quali non si riesce a proferire parola.
La scenografia – nuda, essenziale, con coni di luce che spezzano l’oscurità difforme della scena – riduce tutto alla fisicità concreta dell’ensemble di performer, costituito da Maria Bregianni, George Dereskos, assieme a Kapetanea, Anastasis Karachanidis, Christos Strinopoulos e Alexandros Vardaxoglou. Tra di loro, un altare: forse, unico simbolo inequivocabile, che riporta alla dimensione rituale del sacrificio, come evocata dal lamento straziante e distorto di Isacco che si sente tradito dalla sordità di un padre disposto a ucciderlo, in nome di una conversazione a senso unico con una divinità che non risponde ai nostri richiami.
Non è un caso che si scelga di dare rilievo a un’immagine così cruenta: il silenzio è anche la violenza di un dialogo negato a parole che si traspone nella tensione dei movimenti, cappa soffocante di non detti, come veli di tessuto che vengono gettati sul capo, uno dopo l’altro, parole che si accumulano e non lasciano venire alla luce ciò che si cela dietro di esse, il nostro io più autentico. Il silenzio può uccidere, come mani che si stringono intorno al nostro collo e mozzano il respiro, opprimente alla stregua di un bavaglio, assoggettante quanto l’imposizione di un controllo sulle nostre azioni o parole.
È con il collasso su sé stesso di un climax sapientemente costruito che si concludono i fulminei cinquantacinque minuti di messinscena: trionfa il fragore stordente dei rumori e delle abbacinanti luci stroboscopiche, come quelle che frammentano il corpo teso e sinuoso del danzatore che continua faticosamente a muovere le corde, mentre i flash scattanti sembrano immortalarlo in una sequenza frame by frame. Giunge alla fine il buio, e con esso il silenzio puro, agognato, totale.
Con la sua ultima creazione, la compagnia Rootlessroot non vuole porci a contatto con l’aspetto del silenzio a cui siamo più abituati, quella confortante e accogliente del raccoglimento individuale, ma mostrarci come possa diventare straordinario strumento di comunicazione e arma a doppio taglio allo stesso tempo. Veniamo presi per mano e condotti in un viaggio nella riscoperta del silenzio e delle sue forme attraverso le fibre interconnesse del cosmo, dai fasci guizzanti dei muscoli alle vibrazioni dello spazio siderale. Con raffinatezza ed eleganza, siamo posti di fronte alla consapevolezza della necessità di una dimensione che ci circonda, che è ovunque intorno a noi, dentro di noi e a cui fermarsi a prestare ascolto nel caos della nostra quotidianità.
ΣΙΩΠΗ [silence] è un invito a lasciar cadere le barriere tra di noi, nel raccoglimento della sala, a riappropriarci del silenzio e assaporarne il suono, lasciando che il suo rumore statico sovrasti il clangore del superfluo.
Elementi di pregio: l’immersività dell’esperienza, agevolata dal contributo della musica; l’essenzialità della scenografia che dà risalto al puro movimento dei corpi; il potenziale evocativo della coreografia.
Limiti: al tempo stesso, la musica può risultare fuorviante, se l’aspettativa è quella di un silenzio totalizzante.
ΣΙΩΠΗ [silence] (visto nella sala Aldo Trionfo del Teatro della Tosse il 13 ottobre 2023)
Ideazione e coreografia Linda Kapetanea, Jozef Fruček
Musiche Vassilis Mantzoukis
Scene e Costumi Paris Mexis
Disegno luci design Perikles Mathiellis
Sound design – Sound engineer Christos Parapagidis
Collaboratore scientifico Kostas Vrachnos
Testi a cura di Ioanna Nasiopoulou
Assistente scene e costumi Alegia Papageorgiou
Costruzione puntelli Ilianna Skoulaki
Video Blaec Cinematography
Trailer Albert Vidal / Vertex Comunicacio
Foto Elina Giounanli
Performers (in ordine alfabetico) Maria Bregianni, George Dereskos, Linda Kapetanea, Anastasis Karachanidis, Christos Strinopoulos, Alexandros Vardaxoglou
Produzione esecutiva Polyplanity Productions / Yolanda Markopoulou, Vicky Strataki
Assistente Nikos Haralampidis
Co-produzione Athens Epidaurus Festival / Grape- Greek agora of Performance, -RootlessRoot
Finanziato dal Ministero ellenico della Cultura e dello Sport
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