top of page
Marco Gandolfi

I corpi liberati di MilanOltre XXXIV



La trentaquattresima edizione di MilanOltre deve fare i conti, come tutti i Festival teatrali che hanno potuto svolgersi, con le conseguenze dell'epidemia da Covid-19, sia in termini di programmazione - quindi nella possibilità di scelta - sia in termini di fruizione. Le regole di distanziamento sociale, agendo essenzialmente sulla normatività del comportamento corporeo, creano un effetto di curiosa dissonanza con l'espressione artistica della danza. Si potrebbe anche scusare lo spettatore dotato di fertile immaginazione che considerasse la platea distanziata e mascherata come parte degli spettacoli stessi: in un certo senso ogni espressione della corporeità oggi diventa inevitabilmente un commento sulla gestione della pandemia.

Di seguito si esaminano sei spettacoli dell'edizione 2020 di MilanOltre, volendo in particolare evidenziare l'aspetto liberatorio che hanno costituito per il pubblico, a giudicare dalla partecipazione e dalla reazione: un momento di socialità e condivisione, sicuramente mutilata, ma finalmente vera, dopo mesi di chiusura e segregazione.


La firma MilanOltre è da tanti anni sinonimo di ricerca e sintesi nel campo della danza contemporanea. E sinonimo, anche quest'anno, di qualità, a giudicare dal livello medio degli spettacoli.

Toccare, the White Dance di Cristina Kristal Rizzo è una commissione MiTo e MilanOltre. Questa doppia spinta creativa comporta una particolare rilevanza e protagonismo della componente musicale, che vede diverse composizioni di Rameau trascritte da Ruggero Laganà. La coreografia è ben costruita con puntuale adattamento e interpretazione della musica, resta però un senso di disomogeneità nella costante varietà delle forme. L'uso degli smartphone (toccare gli schermi, il gesto quotidiano più comune oggigiorno?) in scena e i riferimenti alla contemporaneità (la fotografia dello Shard su un grande pannello quasi al centro del palco) ancorano al presente, ma è labile la relazione con l'intento del programma, tutto incentrato sul significato e l'esperienza del toccare. L'atto del toccare si fa notare essenzialmente per la sua quasi totale mancanza, probabilmente un commento di per sé sulla rimozione dell'intimità con l'altro e con il mondo che caratterizza la nostra epoca - anche in epoca prepandemica. La qualità della coreografia e degli interpreti è di alto livello: da segnalare la suggestiva influenza del lavoro di Virgilio Sieni - in particolare Solo Goldberg Variations - e l'ottima prova di Sara Sguotti.



Non solo la presenza di quest'ultima interprete, anche qui in forma eccellente, lega Tra le linee di Simona Bertozzi a Toccare. Firmato in collaborazione con il quartetto NEXT New Ensemble Xenia Turin, anche Tra le linee riserva alla componente musicale un protagonismo non così usuale per gli spettacoli di danza; il sottotitolo dello spettacolo è infatti Coreografia per doppio quartetto. A partire dal lento incedere dell'apertura con l'emergere dei ballerini dall'oscurità, uscendo da bozzoli di plastica semitrasparente mossa dall'aria, la coreografia è un continuo crescendo di forme e insiemi di posizioni stabili che ritornano come punti di accumulazione e corpi agiti come da forze esterne. Il risultato è una sintesi affascinante, un discorso sull'espressività che va oltre qualsiasi interpretazione narrativa. Giocando con il titolo: non è necessario leggere tra le linee per rimanere affascinati dalla purezza comunicativa di un gesto.


Il pluripremiato Bermudas di MK pare una celebrazione della fisicità, inesauribile e incontenibile. Un ritorno alla pura espressione di sé, non urlata, ma certamente molto marcata, dopo un periodo di ammutolimento. O almeno è così che pare essere percepita da un pubblico caloroso e festante, al termine della progressione ritmica: un'ora di energia e controllo, una apparente casualità che nasconde un ordine spietato. Il contrasto tra caos e forma è solo illusorio, la sintesi coreografica riesce mirabilmente a sintetizzare libertà espressiva e controllo scenico in un caleidoscopio che pare attingere a un pozzo di energia inesauribile. Qui i corpi sono infine liberati e traggono da lori stessi la forza di affermarsi - nonostante tutto. Un messaggio di pienezza e indomita vita, che ben commenta il desiderio di lasciarsi alle spalle la prigionia della segregazione.


Il dittico di Manfredi Perego, Anemoi + Primitiva, risulta bipartito tanto nella struttura quanto nell'intenzione: la prima parte corale ha una monumentalità anticelebrativa pur nel suo omaggio alla danza; in Primitiva invece il solo Perego presenta la sua indagine sull'origine del movimento, quasi il moto elementare che precede il danzare. Lo spettacolo, che venne presentato nel 2019 a FuoriFormato, mantiene la sua eleganza formale, ma perde un poco di intensità visto con la usuale distanza tra platea e palcoscenico dei nostri teatri; nella rassegna genovese venne presentato in una stanza stracolma di pubblico di Villa Bombrini: la prossimità tra l'interprete e gli spettatori e la relazione con l'architettura del luogo creavano una suggestione unica. La differenza con questa messinscena ci consente allo stesso tempo di testimoniare la quasi intatta efficacia coreografica del pezzo, ma anche constatare ancora una volta la potenza magica della prossimità come moltiplicatore di intensità emotiva per ogni performance.

Questo confronto tra due rappresentazioni di Primitiva diventa anche una ulteriore chiosa nella constatazione sullo stato del teatro nel mondo del distanziamento sociale: incompatibile, ma semplicemente in attesa di tornare con tutta la sua forza e potenza. Perego si conferma interprete dal gesto controllato e preciso, con una eleganza coreografica di Anemoi da approfondire in altre visioni.


Brillante per risultato visivo ed espressivo, LOVE | Paradisi artificiali di Davide Valrosso, cristallizza coreograficamente il tema dell'ossessione amorosa nell'odierno mondo digitale. Si tratta di una suggestiva esplorazione di una compulsione artefatta, virata su un bianco accecante che elimina ogni riferimento di mistero: i paradisi artificiali inchiodati nella loro morbosa e ripetuta mancanza di soddisfazione assomigliano tanto a condanne perpetue a iterare uno schema di continua dipendenza. Valrosso pare mostrarci la gigantesca rimozione operante nella nostra contemporaneità digitale: l'oscuramento della corporeità attraverso il surrogato virtuale produce un asettico e sterile feticismo delle forme.

I quadri coreografici si susseguono come performance di body art raccordate da movimenti misurati e controllati. La sensazione dominante è quella di un perturbante nato dalla decolorazione assoluta del biologico, un folle tentativo di raffinare fino a perdere ogni parvenza di vita. Le numerose trovate visive - il condensarsi di significanti di desiderio sui diversi oggetti rossi in scena, l'uso della luce per scolpire pose e configurazioni, ecc. - richiamano efficacemente alcune soluzioni sperimentate ancora da Virgilio Sieni, la cui influenza sembra pervadere molti spettacoli del Festival. Una menzione in particolare per l'ottima Chiara Ameglio, su cui tanta parte della performance si regge.




Nella costante tensione che corre sempre in ogni coreografia tra istanze narrative più o meno esplicite e pura espressività corporea, il dittico Whoman? + SIN di S Dance Company / Mario Coccetti raggiunge l'esito più equilibrato tra gli spettacoli menzionati. In SIN la componente narrativa è splendidamente squadernata in un flusso di quadri antiretorici: una coppia si incontra casualmente durante una serata in balera. Questa casualità sfocia in un (immaginato?) incontro di corpi sulle note via via più irriconoscibili di un tango. Specialmente riuscita è la parte centrale in cui si danza la passione e l'incontro dei corpi, le mille sfumature dalla tenerezza all'aggressività. I due interpreti (Salvatore Sciancalepore e Rocco Suma) rendono vividamente in scena la perpetua oscillazione tra paura e desiderio.

Whoman? è una riflessione sul genere e la sua performatività: tre ballerini che rappresentano le innumerevoli identità che si mescolano via via in noi, per una sintesi sempre nuova e sempre rimandata, tra conflitto e armonia continua. Un caleidoscopio che combina gesti robotici e imposti con la pura e libera espressione di sé Visivamente molto suggestivo, merito anche delle luci di scena che disegnano insieme ai corpi una coreografia matura ed efficace - anche se sottotitolata "primo studio".


Se può esistere una caratteristica comune in questa selezione di spettacoli eterogenei, essa risiede nella continua testimonianza dell'espressività del corpo al di là di ogni possibile schema coreografico e struttura narrativa. Probabilmente questo accento non è solo presente oggettivamente negli spettacoli messi in scena, ma è anche un desiderio inconscio del pubblico e degli interpreti, messi in gabbia dal distanziamento sociale e dalla cappa di terrore pandemico. La grande lode e forse fortuna di questa edizione di MilanOltre è quella di essere arrivata proprio nel mezzo delle due ondate di infezioni da Covid-19; subito dopo e subito prima del panico, ha riscoperto l'altro significato che la parola ha nella lingua italiana: "Che riguarda la natura concepita paganamente o panteisticamente come forza vitale e creatrice, causa di sgomento e insieme oggetto di ammirazione" [Dizionario online Treccani]. E il corpo umano è il primo e più diretto elemento di contatto con questa natura: ne è parte integrante.



Vedere i link per i programmi di scena. Tutti gli spettacoli sono stati visti al Teatro Elfo Puccini, Milano.


-  Toccare, the White Dance di Cristina Kristal Rizzo, visto il 18 settembre 2020.

https://www.milanoltre.org/festival/cristina-kristal-rizzo-toccare/


- Bermudas di MK, visto il 4 ottobre 2020. https://www.milanoltre.org/festival/mk-bermudas_forever/


-  Tra le linee. Coreografia per doppio quartetto di Simona Bertozzi/NEXT New Ensemble Xenia Turin, visto il 6 ottobre 2020.

https://www.milanoltre.org/festival/bertozzi-next-linee/


- Balletto Teatro Torino / Manfredi Perego Anemoi + Primitiva. Origine di impulsi sconosciuti creati da noi, di Manfredi Perego visto il 29 settembre 2020.

https://www.milanoltre.org/festival/btt-manfredi-perego-anemoi-primitiva/

- LOVE | Paradisi artificiali di Davide Valrosso visto il 27 settembre 2020.

https://www.milanoltre.org/festival/valrosso-love-paradisi-artificiali/


- Whoman? + SIN di S Dance Company / Mario Coccetti, visto il 20 settembre 2020.

https://www.milanoltre.org/festival/coccetti-whoman-sin/


Comments


oca, oche, critica teatrale
bottom of page