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Marco Gandolfi

Delitto e Castigo | Del sacro


Premessa: questa riflessione si concentra sugli aspetti simbolici della messinscena di Delitto e Castigo; per una visione più completa si rimanda all'intervento di Massimo Milella pubblicato su questo sito.

Michela Fabbri - Illustrini

Le polemiche di bassa lega sulla presunta pornografia o depravazione di questo adattamento di Delitto e Castigo ideato da Konstantin Bogomolov colgono un punto importante circa la fedeltà al testo romanzesco, pur fraintendendolo completamente. Allo stesso tempo questa rivisitazione è fedele alla simbologia del romanzo, ma lontana in termini della modalità di esposizione. Assente è ogni turgidità spiritualistica (o spiritata, verrebbe quasi da dire) à la Dostoevskij, mentre la sostanza è tutta qui: una profonda analisi simbolica che fa perno - come nelle grandi tragedie greche - sulle polarità di eros, thanatos e sacro. Bogomolov compie un duplice lavoro di astrazione e di ripulitura, che va ad abbracciare senza remore l'aspetto più filosofico del romanzo. L'onnipresente simbologia sovraccarica la messinscena, la intellettualizza fino al limite della sopportazione, pur rimanendo sempre brillante e controllata. Basterà qui citare il momento più alto della rappresentazione dove convergono prima e si diramano poi tutti i fili interpretativi: il duplice omicidio compiuto da Raskòl'nikov. L'interpretazione pasoliniana secondo cui l'assassinio rappresenterebbe il tentativo di liberazione dalla passione edipica del protagonista per la madre e per la sorella viene modellato in scena con i forti richiami sessuali prima e dopo l'omicidio. È questo nesso a donare una potenza quasi insostenibile alla scena, abilmente rappresentata sottraendo pathos alla recitazione, trasformandola con movimenti quasi ritualizzati e comunque sempre innaturali di tutti gli attori coinvolti. In questo modo si riesce nel duplice risultato di rappresentare il dissidio psicologico di Raskòl'nikov e la sua lotta filosofica: i fatti rappresentati sono resi possibili solo come dimostrazione dell'ideologia disumanizzante e assurda che governa il protagonista. L'antinaturalismo della scena richiama esattamente questo. Il legame con il sacro è duplice, e qui forse sta l'elemento più brillante della rappresentazione. Nella dinamica Raskòl'nikov/Sonja ritroviamo l'elemento "tradizionale" della spiritualità sofferente ed espiatoria dostoevskijana.

La via di espiazione nella sofferenza e nell'amore, in essenza puramente cristiana, anche se mediata dalla sensibilità sovraccarica dell'originale, è quella che Sonja mostra al protagonista; prima con l'esempio, come una sorta di Maria Maddalena inchiodata al suo ruolo di sacrificio nel peccato per il bene altrui, poi con disperati appelli.

Invece, l'intera tematica superomistica e nichilista che tanto peso ha nell'informare il ragionamento di Dostoevskij viene brillantemente risolta in una manifestazione di sacralità immanente in scena. Il delitto viene letteralmente festeggiato in una straordinaria orgia consumista al ritmo de La Bomba con la famiglia di Raskòl'nikov riunita che finalmente è libera di spendere il denaro sottratto all'usuraia vittima/carnefice. La lotta tra le due forme di sacralità, in sintesi, è stata incarnata nelle due scene sopracitate con un livello di elaborazione affascinante ed efficace. Questa doppio nucleo rappresentativo diventa l'arco su cui poggia l'intero corpo di quello che segue, che procede nella sua analisi psicologica e intellettuale seguendo e semplificando la vicenda originaria. Per quanto invece riguarda la connessione tra le tre polarità citate in apertura, la messinscena ne suggerisce la matrice di significato sottostante unitaria, attraverso gli stessi nessi simbolici e narrativi costruiti dal testo. I pregi di questo adattamento non si limitano certo alla coerenza intellettuale tra soggetto e dispositivo scenico - vengono qui tralasciati non perché siano di grado inferiore, ma solo per limitare l'analisi al suo obiettivo di partenza. Elementi di pregio: la coerenza della simbologia e dell'approccio intellettuale al testo di Dostoevskij. Ottime performance attoriali. Limiti: un livello di astrazione e metaforico che può risultare indigesto per eccesso. Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij Visto al Teatro della Corte sabato 10 marzo Produzione Emilia Romagna Teatro Regia e adattamento Konstantin Bogomolov Interpreti Anna Amadori Marco Cacciola Diana Höbel Margherita Laterza Leonardo Lidi Paolo Musio Renata Palminiello Enzo Vetrano Contributi artistici Versione italiana Emanuela Guercetti Scene Larisa Lomakina Costumi Larisa Lomakina Luci Tommaso Checcucci

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oca, oche, critica teatrale
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