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  • Vittoria Biasiucci

Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness | Declinazioni di genere: il maschile

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato sul sito della Biennale Teatro 2022.

una scena da Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness_Foto di ©Sabina-Boesch

La capacità dell’uomo di dissociarsi è straordinaria. Spazzar via la violenza subita, ingurgitare brandelli di sé, lacerandosi in poltiglia, berne. La regista lituana Yana Ross con Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness, tratto dal libro di David Foster Wallace, si serve della drammaturgia, e adatta sia per il teatro che per il grande schermo, temi scomodi.


L’autrice attende lo spettatore nel foyer. Lo invita a proseguire, a non aver paura, ad attraversare la scena. Lo guida in quella che sarà una costruzione distopica e surreale, costellata di colori, in uno spazio suddiviso in più sale. Non c’è un posto assegnato. Ognuno è libero di scegliere la prospettiva da cui dar vita a questa visione.

I personaggi sono a terra. Sgomenti, provati forse da una notte lussuriosa appena trascorsa. Lo sguardo intercetta subito una visione: sesso dal vivo, interpretato da due attori porno, Keaty Pears e Conny Dachs. La semplicità dell’immagine costituisce il

fondamentale ostacolo alla reale comprensione di ciò che andrà in scena.

La regista, infatti, con questa scena dichiara di voler preparare il pubblico, come volesse prendersene cura. L’idea di consumare una serata alcolica rimanda a quella di consumare un rapporto, anche se non si è consenzienti.


Se le immagini, nelle descrizioni di Wallace, sono essenzialmente superfici prive di rimandi e perciò inutili all’atto comunicativo, Ross se ne serve, costruendo tematiche corrosive con cui esaminare la società contemporanea.

Il reale è spesso piegato a schematizzazioni. L’autrice scandaglia il bisogno che sente dentro, azzera e guarda oltre, accompagnando lo spettatore più incredulo. L’uomo bianco, “servitore dei bisogni umani, sente senza sentire”, persegue un ideale chimerico che non lo rende capace di uscire da sé stesso, ma intrappola altre vite: intrappola le donne, le consuma, usandole.


una scena da Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness_Foto di ©Sabina-Boesch

Leggere Brevi interviste con uomini schifosi non è solo difficile, ma è doloroso, così come dolorosi sono gli stupri del quale lo spettacolo si fa eco. Il romanzo è costituito da ventiquattro racconti, anche se Yara Ross ha scelto di restituirne solo una parte, portando in scena l’impellenza dei temi emersi nei workshop con i diversi attori: mascolinità, sessualità, perversioni, solitudine, vecchiaia. Il più evidente è il machismo: questi uomini che pretendono attenzioni, chiedono spazi per sé e manifestano la forte incapacità di relazionarsi gli uni con gli altri. Tale inettitudine è ripresa già nel sottotitolo: “22 tipi di solitudine”, un omaggio ulteriore a Wallace e al senso di smarrimento che attanaglia le vite di ognuno di noi, ma che, con la penna, l'autore è riuscito a narrare.


Si spinge il pubblico a un risveglio. Si pretende di attribuire una giusta definizione a ciò che accade, a ciò che si subisce, senza l’ausilio di tante parole. La regista fa dell’architettura di scena uno strumento con cui confermare e fermare la condizione umana. Il set diviene vetrina per chi guarda, ma anche per chi restituisce l’opera. Un racconto di verità più nascoste, che lascia disillusi. La scelta di raccontare la criticità

con cui oggigiorno i mass media schivano alcuni temi è resa al pubblico con caricature vivaci ed argute di giornalisti stereotipati.


Il presente si riflette sul palco, ma paralizza e lo fa con mezzi grotteschi, come i vestiti di scena, disegnati dalla mano della costumista Zane Pihlstrom. Le tenui sfumature degli abiti evocano uno stato d'animo complementare rispetto alla violenza della narrazione. È un defilé al quale i nostri occhi non vorranno sottrarsi che incarna un’esperienza dolorosa che scava in profondità, ma nelle vesti di cowboy rudi, bianchi, armati di pistole giocattolo, inseparabili dal proprio cavallo, manifesti nella loro apparente virilità. Mentre la musica scandisce atti e scene, facendo – anche quando meno ce lo si aspetta – da direttore d’orchestra in questa fossa di perversione.



una scena da Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness_Foto di ©Sabina-Boesch

Elementi di pregio: Leggere Brevi interviste con uomini schifosi non è solo difficile, ma è doloroso; metterlo in scena, servendosi della drammaturgia, è qualcosa che non ti aspetti. La registra attende lo spettatore nel foyer, lo guida in quella che sarà una costruzione distopica e surreale, costellata di colori.

Limiti: Ci si serve di mezzi grotteschi per adattare temi scomodi al teatro e al grande schermo. Più che un limite, la scena ha del potenziale.


Brief Interviews with Hideous Men – 22 Types of Loneliness

Visto alla Biennale Teatro 2022

Foto di ©Sabina-Boesch

Regia di Yana Ross

Da Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace

Con Ilknur Bahadir, Conny Dachs, Urs Peter Halter, Michael Neuenschwander, Katie Pears, Lena Schwarz, Julian Gresenz, Knut Jensen

Spazio scenico di Karolien De Schepper, Christophe Engels

Costumi di Zane Pihlstrom

Luci di Christoph Kunz

Drammaturgia di Laura Paetau

Coordinatore dell’intimità Kasia Szustow

Assistente alla produzione Samuel Petit

Riprese dal vivo Julian Gresenz

Video di Algirdas Gradauskas

Musica dal vivo Knut Jensen

Audience development Elsa Horstkötter

Tournée e rapporti Internazionali Sonja Hildebrandt

Assistenti alla scenografia Ann-Kathrin Bernstetter, Karl Dietrich

Assistente ai costumi Mona Eglsoer

Direttori di scena Michael Durrer, Aleksandar Sascha Dinevski

Suggeritore János Stefan Buchwardt

Traduzione sovratitoli di Panthea

Produzione Schauspielhaus Zürich

oca, oche, critica teatrale
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