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  • Matteo Valentini

L'Âge d'or | Lo spettatore imbarazzato


L'Âge d'or di Cardellini and Gonzalez_ Foto di ©Pietro Bertora
Foto di ©Pietro Bertora

Varcare la soglia di un centro commerciale, dare un’occhiata alle vetrine, fare compere sono occupazioni che rientrano nell’orizzonte di una consistente fetta della popolazione italiana. Correre e lasciarsi scivolare sui suoi corridoi, quasi pattinando, cominciare a fissare insistentemente una persona o togliere un articolo in vendita dal suo espositore e non rimetterlo a posto sono atteggiamenti meno comuni, benché non infrequenti. Metterli in pratica in compagnia di 19 sconosciuti, tutti muniti di cuffiette, cappellino celeste e shopper blu scuro, capitanati da una guida in completo di jeans e stivali a punta (Emilia Verginelli), rientra nelle attività insolite che siamo invitati a compiere durante L'Âge d'or, spettacolo ideato da Igor Cardellini e Tomas Gonzalez.


Ci troviamo a Le Befane, uno shopping centre di medie dimensioni nella periferia sud di Rimini. Qui, accomodati su alcune sdraio da mare, osserviamo la facciata a vetri dell’edificio davanti a noi, mentre una voce registrata ce ne racconta brevemente la storia. Veniamo a sapere, per esempio, che è stato disegnato dallo studio londinese Design International e inaugurato nel 2005, rappresentando, come altri suoi omologhi, una grande speranza in termini di servizi e posti di lavoro. Siamo inoltre informati del fatto che nel 2017 uno dei soci originari, la società Coopsette, legata alla Regione, ha venduto la propria quota alla Union Investment Group, appartenente alla DZ Bank di Francoforte, che è attualmente la proprietaria.


Al termine di questa sorta di prologo, Emila Verginelli fa capolino dalle aiuole ornamentali, si presenta e ci fa strada all’interno della struttura. Come una scolaresca o un gruppo-vacanze la seguiamo e ascoltiamo le sue parole in cuffia. L’esperienza sembra assumere i caratteri della gita turistica e punta a sottolineare la natura ibrida del centro commerciale, tesa tra l’aroma locale della piadina romagnola e il fascino globale del surimi, l’animosità dello spazio pubblico e la sicurezza di quello privato, la luce dei luoghi aperti e la frescura climatizzata di quelli chiusi. Non mancano le notazioni di carattere storico, sociologico ed economico, che si avvalgono di diversi riferimenti a studiosi, architetti ed esperti di marketing. Si menziona Victor Gruen, uno dei primi progettisti di shopping centre, che collega la temperatura mantenuta all’interno dei centri commerciali a una “sensazione di eterna primavera”; oppure Lucio Guerra, il direttore dei lavori a Le Befane, che afferma la necessità, per il rivestimento dei centri commerciali, di impressionare e sparire allo stesso tempo; o, ancora, l’uomo d’affari Adolph Taubman, che considera l’assenza di attrito nei pavimenti un elemento fondamentale per stimolare i consumatori nei loro acquisti.


L'Âge d'or di Cardellini and Gonzalez_ Foto di ©Pietro Bertora
Foto di ©Pietro Bertora

Queste e altre citazioni, oltre a fornire una solida base teorica all’esplorazione, illuminano una rete di regole e accorgimenti che siamo gradualmente invitati a infrangere attraverso una serie di azioni: girare a sinistra agli incroci, sfidando il principio della “Invariant Right” secondo cui le persone tenderebbero, piuttosto, a svoltare a destra; correre e far scivolare le scarpe sulle lucide superfici del centro commerciale; disporre a casaccio gli articoli esposti in un negozio; ballare e battere le mani a ritmo di musica lungo uno dei corridoi. È soprattutto in questa fase che notiamo la scomodità della nostra posizione di spettatori. Da una parte, il nostro comportamento e abbigliamento ci rendono speciali agli occhi dei clienti delle Befane, che ci osservano un poco smarriti e perplessi. Dall’altra, avvertiamo una distanza rispetto alla stessa guida che ci conduce in questa condizione di unicità. Verginelli, infatti, riesce per tutta la durata dello spettacolo a coinvolgerci e contemporaneamente a metterci sottilmente a disagio: a ogni sua sporadica domanda, per esempio, emerge l’imbarazzo di interagire, senza microfono, con qualcuno che indossa un paio di cuffie; oppure, al termine del giocoso tour tra gli scaffali della Conad, dopo essere stati spinti a scegliere il bene più attraente, veniamo posti davanti a una scelta: «Uscendo, potete pagare i vostri articoli alle casse automatiche. Vi aspetto dall’altro lato. Ah, e se non volete tenere l’oggetto che avete scelto, potete anche metterlo qui. Così però diamo del lavoro in più ai dipendenti. È una vostra responsabilità». Il fatto che nessuno del gruppo abbia anche solo avanzato l’ipotesi di ritardare leggermente l’uscita, tornare sui propri passi e rimettere a posto l’oggetto è indicativo del rapporto di tacita sudditanza che abbiamo instaurato con l’attrice.


Si può dire, allora, che L'Âge d'or non si proponga soltanto di decostruire alcuni fondamenti della supposta età dell’oro tardo-capitalista, ma anche di mettere in discussione la figura del consumatore consapevole, evidenziandone le incoerenze e, soprattutto, lo scarso spirito critico. D’altra parte, questa performance sembra anche innescare una riflessione sull’incapacità del teatro “impegnato” di fare qualcosa di più che indicare problemi a chi già li ha identificati. Forse bisognerebbe smettere di osservare gli spettacoli che si confrontano con la viva contemporaneità secondo le ottiche dell’“impegno”, del sociale, dell’atto di resistenza, della presa di consapevolezza, e cominciare a porsi in una prospettiva estetica, che tenga conto esclusivamente della natura degli spazi, delle luci, dei movimenti, dei suoni. O forse, piuttosto, sarebbe necessario accettare l’intrinseco fallimento dell’arte nel tentativo di modificare le cose di cui parla (tra cui i sistemi produttivi capitalisti che la sostentano) e spingersi a guardare nelle crepe che questa tensione produce, a dispetto della decadenza e del compiacimento che questo atteggiamento porta con sé.

L'Âge d'or di Cardellini and Gonzalez_ Foto di ©Michiel Devijver
Foto di ©Michiel Devijver

Elementi di pregio: l’accuratezza teorica, l’ambivalenza di Emilia Verginelli, la scomodità della posizione spettatoriale.

Limiti: quelli del teatro impegnato: l’intrinseca impossibilità di veicolare un messaggio e, anche in caso di paradossale riuscita, l’impossibilità di prevederne le conseguenze sul pubblico e sul reale.


L'Âge d'or

Visto a Santarcangelo festival 2022, il 15 luglio 2022

ideazione e testo Igor Cardellini, Tomas Gonzalez

performer Emilia Verginelli

assistente alla regia Pierre-Angelo Zavaglia

sguardo esterno Adina Secrétan

regia tecnica Sonya Trolliet

amministrazione e produzione Sarah Gumy

una produzione Cardellini | Gonzalez, Théâtre de Vidy-Lausanne

in collaborazione con Kunstencentrum Vooruit - Gand, KANAL - Centre Pompidou - Bruxelles

con il sostegno di Canton de Vaud, Ville de Lausanne, Loterie romande, Pro Helvetia - Fondation suisse pour la culture, Fondation Nestlé pour l’Art, Fondation Ernst Göhner, Fondation, Jan Michalski, Fonds culturel SSA, Fondation Casino Barrière Montreux, Corodis

traduzione italiana a cura di Maria Stella Tataranni.

In collaborazione con Le Befane Shopping Centre.

Spettacolo sostenuto da Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia.


oca, oche, critica teatrale
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