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Marco Gandolfi

La Bayadère | talento ed espressione


La_Bayadère_photo_by_Damir_Yusupov

In questa ripresa del classico di Marius Petipa da parte di Yuri Grigorovich, l'elemento più appariscente è un'assenza: l'ultima iterazione de La Bayadère fa a meno del quarto atto chiudendosi sul cosiddetto Atto delle Ombre, dove la stessa arte del balletto, e per estensione il Bolshoi come istituzione più rappresentativa, viene celebrata in un onirico e indimenticabile trionfo di raffinatezza artistica, tecnica ed emotiva. Se è vero che spesso, raggiunto un alto grado di capacità espressiva, il compito più arduo per un artista è togliere, qui assistiamo a una scelta in perfetto stile Bolshoi: per puntare a una supposta e irraggiungibile perfezione non solo affidarsi a un naturale e immacolato talento, non solo educarlo e raffinarlo con ferrea disciplina, ma mettere questa capacità al servizio di un chiaro disegno artistico. Grigorovich rende La Bayadère ancora più classico per sottrazione, lasciando all'atmosfera da sogno del terzo atto l'ultima parola, quella definitiva. Manca la goffa vendetta della realtà che si compie nel quarto atto, quando tutti i personaggi, in qualche modo colpevoli, sono puniti per la morte della pura e sublime bayadère. Resta però il senso di un'arte così vicina alla perfezione da non necessitare di spiegazione; l'omaggio a Petipa, paradossalmente, è ancora più forte di qualsiasi approccio che volesse filologicamente rievocarlo alla lettera. Fondato su questa nuova tripartizione il balletto ha una coerenza tematica ammirevole. Prepara il suo apice aprendo il primo atto con il tema dell'amore contrastato, che sfocerà nella morte della protagonista alla fine del secondo. Questa partizione, che come sempre suggerisce un'identità, tra Eros e Thanatos, viene risolta da una sorta di deus ex machina simbolico incarnato dall'arte stessa. L'Atto delle Ombre è infatti letteralmente il sogno (sempre infranto) di Solor per la sua amata abbandonata, ma simbolicamente è la rielaborazione e la traslazione degli elementi di realtà visti nei due atti precedenti, qui sublimati magicamente nell'atmosfera incantata della pura danza. Rarefazione possibile solo dopo l'abbandono, e tanto più struggente quanto più questa lontananza è ormai incolmabile. Se i connotati psicoanalitici sono sottilmente impliciti, gli esiti artistici sono evidentemente indiscutibili. Risulta praticamente impossibile scegliere un quadro o una sequenza più riuscita di un’altra. Il balletto è una specie di antologia di numeri memorabili attraverso tutta la sua durata.

È ulteriore testimonianza della grandezza del genio di Petipa che gli elementi di appropriazione di culture "esotiche", come quella indiana che fa da sfondo alla vicenda, siano garbati e armonizzati con disparati contributi da tradizioni europee quali quella spagnola o ungherese - oltre, ovviamente, al corpus classico. Il grande rischio che un'istituzione quale il Bolshoi corre è quello di essere percepito come una purissima vetta di talento virtuosistico, talmente alto da mettere in secondo piano l'espressività e il sentimento. Proprio nell'essere riuscita ad evitarlo sta il grande successo di questa Bayadère. Nelle parole di Grigorovich: "Le Ombre sono una vetta nell'arte del balletto; speriamo che lo siano ancora per molto. E che ogni persona in sala possa sentire a portata di mano la magia del balletto russo, una delle meraviglie del mondo". La sua speranza, a Milano, è divenuta realtà.

Elementi di pregio: la scelta delle variazioni coreografiche e la conclusione sul terzo atto. L'altissimo capacità espressiva. Limiti: nessuno. Visto al Teatro alla Scala di Milano, lunedì 10 settembre 2018. Musica Ludwig Minkus Direttore Pavel Sorokin Coreografia Marius Petipa (1877). Ripresa in una nuova versione coreografica da Yuri Grigorovich. Con estratti dalle versioni di Vakhtang Chabukiani, Konstantin Sergeyev, Nikolai Zubkovsky. Scene e costumi Nikolai Sharonov Consulente per scenografie e costumi Valery Leventhal Luci Mikhail Sokolov

Cast Nikiya, Alyona Kovalyova Dugmanta Rajah, Alexei Loparevich Gamzatti, Kristina Kretova Solor, Jacopo Tissi Il Gran Bramino, Alexander Fadeyechev Toloragva, Ivan Alexeyev Uno Schiavo, Alexander Vodopetov Magedavia, Anton Savichev Aya, Anna Balukova

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oca, oche, critica teatrale
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