
Gli elementi scenici che accolgono come monumenti lo spettatore giunto al Teatro Greco di Siracusa per Elena sono il palcoscenico inondato d'acqua e il relitto della nave di Menelao: l'allestimento della tragedia di Euripide per la 55esima stagione della rassegna è sotto il segno del naufragio. La scelta di Davide Livermore di trasformare il palcoscenico in una sorta di cupa e bassa pozza marina in cui coro, attori e scena sono costretti a muoversi si accorda suggestivamente con la sensazione di disillusione che permea il testo. La guerra di Troia è stata vana, inutilmente combattuta per il fantasma di Elena che Era aveva creato ad arte per togliere a Paride la ricompensa promessa da Afrodite. Elena è stata in Egitto sotto la protezione di Proteo per tutto il tempo: questa è la premessa narrativa che simbolicamente incarna il relitto della nave. Non è naufragato solo Menelao sulle coste dell'Egitto, l'epica e la gloria sono colate a picco per via di questo gioco di prestigio degli dei, e tutte le gesta eroiche affondate sotto il peso della loro stessa retorica. Ma è solo per questo inganno che l'eroismo è ridotto a una parodia di se stesso? Non è forse sempre e interamente inutile cercare gloria sul campo di battaglia?
Il grande schermo posto alla base del semicerchio del palco ripropone spesso il tema marino. Insieme alle luci di scena crea effetti suggestivi sull'acqua increspata dai movimenti degli attori: a volte un mare sotto una luna incerta, altre una piatta tavola inquietante. Particolarmente efficace e fecondo l'utilizzo del coro da parte di Livermore: la sua funzione di commento si espande oltre la vocalità con coreografie e danze. Anche il ritmo e la sicurezza del commento corale impressionano, arrivando a creare uno dei momenti più alti e riusciti della serata: il lamento sulla triste sorte di Elena si allarga fino a considerare la vanità della gloria umana e la follia della guerra. Lo sguardo lucido e saggio dei versi di Euripide è accompagnato dai riflessi delle luci di scena nell'acqua, smossa dalle ampie gonne dei componenti del coro.
Meno convincente è l'uso ambientale della musica che purtroppo tende a diventare scontato, quasi sempre un sottofondo che ne smorza l'effetto scenico quando questa effettivamente sottolinea dei passaggi significativi. Scelta curiosa come si temesse un’insufficienza delle parole, che qui al contrario hanno una forza e potenza uniche e incontestabili. Più interessante l'utilizzo degli effetti sonori, tra cui il vocoder in una sezione sognante del coro.Qualche perplessità la solleva la scelta arbitraria di alcuni costumi: vestire Teonoe e Teoclimeno con uno stile rococò da corte francese ha sicuramente il pregio di evitarne la trita caratterizzazione finto-egizia e sottolinearne il carattere altro rispetto ai protagonisti greci, ma appare comunque una decisione discutibile.

Menelao, lontanissimo dall'eroe vincitore, quasi un sopravvissuto incredulo delle proprie infinite sventure, è reso in modo convincente da Sax Nicosia. Con la protagonista Laura Marinoni (Elena), dà vita a un magnetico dialogo per escogitare un piano di fuga dall'Egitto. Probabilmente la prova attoriale più riuscita è anche quella che si nota di meno, giocata in sfumature e cambi di tono leggeri: Mariagrazia Solano, la vecchia che avverte Menelao di non essere il benvenuto a corte, sarà la sola tra i non protagonisti a ricevere un sussulto di applausi in più dalla platea.Pervasa da una razionalità temperata, che fa preferire alla divinazione del futuro i sacrifici per ingraziarsi divinità sempre e comunque inconoscibili, Elena si chiude con l'intervento dei Dioscuri dalla volta celeste. Di fronte ai cattivi scherzi della sorte e agli inganni degli dei, resta una speranza lucida di felicità nella conoscenza e nell'accettazione della Dyke. In fondo attenersi alla regola della Giustizia che governa il mondo non è credere che ci sia un lieto fine per Elena e Menelao: è, semplicemente, essere in grado di accettare serenamente qualunque Destino sia riservato loro.
Elementi di pregio: la sontuosa performance del coro; il fascino visivo del palcoscenico inondato.
Limiti: le scelte arbitrarie e poco leggibili nei costumi; l'abuso della musica come sottofondo di scena.
Visto al Teatro Greco di Siracusa sabato 22 giugno 2019.
Opera di Euripide
Traduzione | Walter Lapini
Regia | Davide Livermore
Costumi | Gianluca Falaschi
Musiche | Andrea Chenna
Disegno Luci | Antonio Castro
Video Design | D-Wok
Assistente alla regia | Alberto Giolitti
Assistente scenografo | Lorenzo Russo
Assistente ai costumi | Anna Missaglia
Direttore di scena | Mattia Fontana
Assistenti volontari | Danilo Carciolo, Dario Castro, Eleonora Sabatini
Elena | Laura Marinoni
Teucro | Viola Marietti
Menelao | Sax Nicosia
Una vecchia | Mariagrazia Solano
Primo Messaggero | Maria Chiara Centorami
Teonoe | Simonetta Cartia
Teoclimeno | Giancarlo Judica Cordiglia
Messaggero di Teoclimeno | Linda Gennari
Corifea | Federica Quartana
Coro e Dioscuri | Bruno Di Chiara, Marcello Gravina, Django Guerzoni, Giancarlo Latina, Silvio Laviano, Turi Moricca, Vladimir Randazzo, Marouane Zotti
Costumi | Laboratorio di sartoria Fondazione Inda Onlus
Scenografie | Laboratorio di scenografia Fondazione Inda Onlus
Coordinatore allestimenti | Marco Branciamore
Costumista assistente e responsabile sartoria | Marcella Salvo
Progetto audio | Vincenzo Quadarella
Responsabili settore scenografico | Antonio Cilio, Carlo Gilè
Responsabile trucco e parrucco | Aldo Caldarella
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