Le Baccanti di Lidi | Un sacro- party
- Claudia Burzoni
- 25 set
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 26 set
Il fascino delle Baccanti di Euripide risiede nel loro essere controverse, scomode e, proprio in virtù di questo, ancora estremamente attuali. Il messaggio – tuttora non completamente decifrabile- dell’ultima opera euripidea sortisce quell’effetto di attrazione e rassegnazione all’ignoto pari soltanto alla pulsione che si prova di fronte a un segreto già mezzo spogliato.
Nella reinterpretazione delle Baccanti di Leonardo Lidi, maestro di Bottega XNL 2025, proposto all’interno del Festival di Teatro Antico di Veleia, permane quel senso di inafferrabilità che caratterizza la tragedia greca – esaustiva per gli antichi, spesso un enigma per i moderni. Eppure, come gran parte dell’opera euripidea, Le Baccanti dialogano sfacciatamente con il presente, lo mettono in discussione e lo pietrificano: le Baccanti non condannano un Edipo incauto, ma mettono in scacco l’umanità intera.

Διόνυσος (Diòniso)
Lə Diòniso di Lidi rispecchia perfettamente il dualismo intrinseco nella figura di un dio tanto osteggiato quanto vitale nella mitologia greca. In seguito alla sua doppia gestazione – prima nel grembo di Semele, poi in quello di Zeus-, Diòniso è l’unico che possa rispondere e incarnare la complessità dell’animo umano divenendo così il simbolo paradossale dell’equilibrio. Lògos e àlogon, saggezza ed ebrezza, mortalità e immortalità, maschile e femminile, le Baccanti vivono tra questi ossimori, intervallandoli e assecondandoli ed è per questo che sono le vere seguaci di Diòniso. Quello che viene rappresentato, da Euripide e da Lidi, è un momento (tra l’altro preciso), quello di una festa rituale che ha generato i tanti fraintendimenti connessi a questa tragedia: le Baccanti non sono solo invasate assetate di sangue e sesso, stanno semplicemente cedendo il passo all’àlogon per tenersi in quel fragile equilibrio.
ὄργιον (òrgion: rito misterico, culto segreto)
Una traduzione affretta e giudicante è ciò che più ha influito sull’interpretazione delle Baccanti: più per assonanza che per reale significato, “orgia” è il termine con cui si è soliti identificare il rituale distintivo delle seguaci di Diòniso – religione e misoginismo hanno fatto il resto. L’ὄργιον, nella sua accezione primaria, è un rito iniziatico, misterico e segreto, la cui non facile accessibilità ha contribuito ad aumentarne l’autorità. Nella reinterpretazione di Lidi, l’orgia ritorna al suo stato natale: ballo, musica, frenesia, impulso e sì, anche sesso, come espressione diretta di libertà individuale. Le Baccanti sono cheerleader di quel dio che promuove l’ἀναμείγνυμι (anameìgnumi), quel mescolarsi che si ottiene soltanto abbattendo le differenze sociali e che questo avvenga tramite il vino, la musica ritmata, gli oppiacei o la libertà sessuale, a Diòniso non interessa.

Διαμελισμός (diamelismòs: smembramento)
Erano sostanzialmente due le parole che, al liceo, ci suggerivano di non tradurre in italiano: l’otium latino e l’ὕβρις (ùbris) greca, li avremmo snaturati e accostati a concetti nostri; quindi, tanto valeva lasciarli in pace e provarne a capirne il senso altrove. Il “peccato” di ùbris, nelle Baccanti, si ribalta: non è la “tracotanza” di Achille, Ulisse o Ercole, è il non cedere il passo al profondo. È il timore di vedere gli altri liberi: infatti non sono le seguaci di Diòniso a commetterla, bensì Penteo, re di Tebe.
Quest’ultimo – figlio di Agave, una tra le Baccanti- dubita fortemente della natura divina di Diòniso, e non solo: la sua estrema razionalità (lògos) lo porta a travestirsi da donna e a “infiltrarsi” tra le altre. Dopo essere stato scambiato per un cucciolo di leone, verrà ucciso e fatto a pezzi dalla stessa madre durante il rituale bacchico. Brutale, sì, ma di un simbolismo unico (e, come quasi tutto il resto della tragedia, travisato): lo smembramento era una pratica di purificazione tipica dei riti dionisiaci; lo scopo era lacerare la bruttezza esteriore dell’uomo per rivelarne la bellezza interiore. Non è Agave, la madre, a essere punita (e, nelle varie interpretazioni, a essere accusata di ùbris), bensì Penteo, sia per lo sdegno verso Diòniso sia per la sua impossibilità nel lasciarsi andare all’àlogon.
Non si arriverà mai a scoprire la totalità del messaggio di Euripide, ma Lidi ha saputo cogliere e mettere in scena quelli che sono i capisaldi del manifesto euripideo: la rivendicazione femminile, la demolizione delle disparità sociali e la libertà di espressione. Finalmente svincolate da preconcetti e giudizi, Le Baccanti invitano al loro rituale, dove il “conosci te stessə” ha effettivamente un senso.
Euripide, secoli fa, aveva individuato l’ùbris del nostro tempo: una società che amalgama ogni cosa in una massa uniforme; quando, invece, dovrebbe solamente κεράννυμι, mischiare.

Elementi di pregio: la fedeltà, oltre che contenutistica, ai temi cari a Euripide; l'intento volutamente provocatorio; la scelta musicale e le coreografie.
Limiti: è un limite che, purtroppo, cozza con l'idea coreutica che si è voluta dare a questa tragedia; più che un "limite", la definirei "differenza" rispetto agli altri lavori di Bottega XNL, dove gli attori e le attrici in scena hanno avuto più opportunità di confrontarsi con la complessità del testo (fatta eccezione per alcuni interpreti, il ruolo delle Baccanti è stato più relegato alla corporalità che alla parola).
Visto il 27 giugno 2025 nel corso del Festival di Teatro Antico di Veleia (PC)
Da Euripide
Adattamento drammaturgico Francesco Halupca
Regia Leonardo Lidi
Costumi Aurora Damanti
Movimenti Riccardo Micheletti
Con Alessandro Ambrosi, Ilaria Campani, Teresa Castello, Fabrizio Costella, Simona De Leo, Riccardo Livermore, Anna Manella, Martina Montini, Carolina Rapillo, Caterina Sanvi, Pietro Savoi, Tomiwa Samson Segun Aina, Caterina Tieghi, Nicolò Tomassini, Dalila Toscanelli
Spettacolo realizzato nell'ambito del progetto speciale Bottega XNL - Fare Teatro ideato e diretto da Paola Pedrazzini per Fondazione di Piacenza e Vigevano
Produzione Fondazione di Piacenza e Vigevano e Festival di Teatro Antico di Veleia
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