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  • Matteo Valentini

The Bacchae | L’agonia del desiderio

In uno spazio scenico racchiuso tra immacolati separé mobili, una tavola da pranzo tutta sbuffi e candore viene apparecchiata da una coppia di servitori queer (Aris Papadopoulos è abbigliato da donna, mentre Lito Messini presenta sul volto vistosi basettoni), a favore di Agave (Hara Kotsali) e Tiresia (Georgios Iatrou, nascosto da un elaborato trucco drag).I due distribuiscono piatti e posate con gesti ampi, lenti ed enfatici, mentre i convitati attendono immobili ai loro posti l’arrivo di un Penteo efebico (Vasilis Boutsikos), i cui rumorosi stivaletti color azzurro metallizzato, una volta comparsi, stridono con la statica magniloquenza della scena. 

L’etichettamento delle identità di genere e la classificazione dei corpi in base al proprio orientamento caratterizzano fin da subito la corte tebana di The Bacchae di Elli Papakostantinou, in cui la regista greca (già nota al Nazionale di Genova per Traces of Antigone ed Eros. Ora in città grazie al Festival dell'Eccellenza al femminile) tratteggia l’euforico disastro a cui è avviata la società apatica e materialista che compone la sua riscrittura delle Baccanti di Euripide.    


The Bacchae_PierreGondard
The Bacchae | Foto di Pierre Gondard

Esiste una certa discontinuità tra il Penteo euripideo, militarista e mascolino, e quello femmineo e libertino di Papakostantinou: nella versione tradizionale, il tiranno tebano è un conservatore, xenofobo e moralista, vuole difendere la sua città dalle baccanti appena giunte da oriente, dà la caccia a Dioniso, lo cattura, gli esprime tutto il suo disprezzo pur non potendo resistere alla nascosta e vergognosa attrazione che gli provocano i suoi capelli curati e i riti misteriosi di cui è a capo. 

Il Penteo di Papakostantinou, invece, è sì esile e imbelle, ma anche portatore di una sessualità ben più esibita: il suo appetito non è represso, bensì immediato, vorace, indipendente. La superbia che lo guida è dettata non da un malriposto senso di superiorità etnica, ma dalla sensazione di non aver altro obiettivo se non la propria soddisfazione e altro mezzo se non sé stesso: «Ci sono persone che hanno bisogno di un dio – dice il tiranno – ma non noi! Noi non abbiamo morale, né tanto meno restrizioni tecnologiche! Tutto ciò che bramiamo è alla nostra portata».


The Bacchae_PierreGondard
The Bacchae | Foto di Pierre Gondard

Per parte sua, Dioniso si oppone tanto al machismo del primo quanto all’estenuazione del desiderio erotico perpetrata dal secondo, la cui liberazione corrisponde all’epifania del dio, che è rappresentata sullo schermo come un meteorite in rotta di collisione con la Terra. Dioniso (Ariah Lester) indossa un costume che richiama la preistorica Venere di Willendorf e trascina, con il corpo e con il canto, gli altri personaggi in coreografie esagitate e sensuali. Questi momenti danzati nella seconda metà dello spettacolo costituiscono una necessaria discontinuità, rispetto tanto alla staticità della prima parte (interrotta saltuariamente, va detto, dalle claustrofobiche riprese video tratte dal retroscena), quanto alla sua verbosità affettata. 

 

“Sono un fottuto mentecatto. Non potrò mai essere donna come le altre donne, ma non potrò mai essere uomo. Forse davvero non c’è spazio per me in tutto il creato”: le parole con cui nel finale Penteo si avvia al suo sparagmòs, al suo sventramento, sono quelle di un disperato che ha provato a elevarsi al desiderio sconfinato di cui Dioniso è profeta, rimanendo però intrappolato nelle vuote etichette umane che le baccanti hanno ormai spazzato via.

         

Punti di forza: l’esaltante esplosione performativa nella seconda metà dello spettacolo.

Limiti: il profluvio verbale e lo scarso movimento scenico, uniti a un problema - contingente, ma sostanziale - con i sovratitoli di accompagnamento, rendono la prima parte dello spettacolo non facilmente fruibile.    

 

Visto l'11 novembre 2023 al Teatro Nazionale di Genova - Sala Mercato


ideazione e regia Elli Papakonstantinou

testo Elli Papakonstantinou, Chloe Tzia Kolyri, Kakia Goudeli

performers Ariah Lester, Georgios Iatrou, Eleana Georgouli, Lito Messini, Vasilis Boutsikos, Aris Papadopoulos

coreografia Sine Qua Non Art – Christophe Béranger & Jonathan Pranlas Descours

musiche originali Ariah Lester | composizione elettroacustiche e sound design Lambros Pigounis

scenografia Maria Panourgia | video Pantelis Makkas | costumi Ioanna Tsami | luci Marietta Pavlaki

produzione ODC Ensemble in coproduzione con Teatro Nazionale di Genova, La Filature, Scène Nationale Mulhouse, Holland Festival, Festival de Marseille, Athens Epidaurus Festival, Festival La Strada Graz, Romaeuropa Festival


oca, oche, critica teatrale
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