The Interrogation | Fallimento riuscito
- Letizia Chiarlone
- 23 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Nella penombra del Dialma di La Spezia, l’attore protagonista (Arne De Tremerie) è seduto su una sedia solitaria sul lato sinistro della scena. Qui al Dialma non esiste un vero e proprio palcoscenico nel senso canonico del termine. Al suo posto, rimane uno spiazzo sullo stesso livello delle prime file, sulla cui parete di fondo è appeso un telo per le proiezioni. Un’altra sedia, disposta di fronte a una telecamera, si trova sul lato opposto rispetto alla posizione iniziale dell’attore.
Nella penombra, solo lo schermo dei sottotitoli emana un lieve bagliore, mentre vengono proiettate le parole di una lettera in francese, il cui destinatario è Milo Rau, regista dello spettacolo, su testo dello stesso e di Édouard Louis. La voce che legge la lettera, per ora indistinta e sconosciuta, si rivela insoddisfatta del percorso intrapreso nell’ambito recitativo, preannunciando una sorta di fallimento del sogno teatrale. È a partire da queste parole che l’attore si smuove dalla sua posizione iniziale per disporsi sulla sedia di fronte alla telecamera da cui narrare quella che pare essere la sua storia.

Nato Eddy Bellegueule, Édouard Louis – che sembrerebbe, almeno apparentemente, l’identità del narratore/attore – racconta la sua adolescenza nella campagna del nord della Francia, ad Hallencourt. È un ragazzo gay che fatica ad accettare la sua omosessualità, aspetto per il quale viene bullizzato e picchiato. Decide così di entrare nel club di recitazione per non dover più passare la pausa pranzo da solo, scoprendo in questo modo un talento innato per l’arte drammatica. Del resto, aveva passato buona parte della sua vita a recitare una parte, fingendo di non essere attratto dalle persone del suo stesso sesso. Spinto dai suoi stessi professori, Édouard entra in un liceo artistico in città, allontanandosi dal retroterra culturale della sua famiglia, appartenente alla classe operaia.
L’incontro con lo scrittore, sociologo e filosofo Didier Eribon lo spinge a compiere un ulteriore passo verso l’accettazione di sé stesso, oltre che instillargli una passione per la scrittura che lo porterà alla produzione del suo primo romanzo Farla finita con Eddy Bellegueule, edito in Italia da La nave di Teseo.
Il libro riscuote un enorme successo, tale da attirare curiosi e giornalisti nella cittadina di Hallencourt, che si spingono persino a intervistare i suoi familiari nel tentativo di comprendere la cruda realtà descritta nel romanzo autobiografico.

La narrazione è piuttosto dinamica, e alterna momenti di confessionale di fronte alla telecamera a dirette invettive al pubblico tramite domande retoriche alle quali il protagonista non si aspetta una risposta. Ma per quanto la storia sia coinvolgente, The Interrogation (e qui ci si potrebbe chiedere, del pubblico o di Eddy?) mette in crisi il concetto di narratore affidabile. Infatti, solo verso la fine dello spettacolo verrà rivelato, completando la lettura di quella lettera a cui si accennava all’inizio, che il narratore in scena non è lo stesso Édouard, che si rivela come narratore, bensì un attore che ha fatto sua la storia dello scrittore. I due uomini si mettono l’uno di fronte all’altro, grazie all’ausilio del telo su cui viene proiettata l’immagine in movimento dell’autore, copiando l’uno i gesti dell’altro.
Il concetto di falso permea la nostra società, a partire dalle notizie contraffatte sui social, ai fotomontaggi, alle immagini generate con l’intelligenza artificiale, fino al fenomeno più inquietante del deepfake. In principio, però, apparteneva all’arte teatrale, alla cosiddetta finzione scenica, dove un patto di reciprocità tra pubblico e attore permetteva al primo di credere alle falsità del secondo. In The Interrogation viene a crearsi un cortocircuito che mette in crisi questo patto e, più di ogni cosa, l’arte teatrale in sé. Lo spettacolo scaturisce dalle ceneri di un fallimento, quello di sapersi portare in scena, e trova come compromesso un portavoce fittizio che “inganna” il pubblico, in qualche modo, portandolo a propendere verso un’equazione mentale per cui l’autore e l’attore coincidono.
Viene dichiarata così l’incapacità di rappresentarsi fedelmente sulla scena, nonostante l’alto grado di realismo che questa può raggiungere, spogliandosi di ogni artificio.
The Interrogation è un memento di quel patto ancestrale che è fondamento del teatro in sé, ed è allo stesso tempo un monito nei confronti della realtà che ci circonda, sapendo valutare criticamente quanto ci viene proposto, tra fake news e manipolazione di informazioni.
Dunque, nel fallimento, un augurio, come una fenice che rinasce dalle ceneri: che il teatro possa farsi, ancora una volta, portatore di istanze di cambiamento sociale, educando la collettività a relazionarsi con la realtà.
PREGI: Narrazione dal ritmo incalzante che prende fin dal primo momento e non fa percepire lo scorrere del tempo; l’essenzialità della scenografia.
LIMITI: La traduzione dall’olandese sullo schermo in alto leggermente desincronizzata.
Crediti
testo Édouard Louis, Milo Rau
regia Milo Rau
con Arne De Tremerie
drammaturgia Carmen Hornbostel
disegno luci Dennis Diels, Ulrich Kellermann (in tournée)
assistenti alla regia Giacomo Bisordi, François Pacco (in tour)
video + sound Jens Baudisch
touring manager Mascha Euchner-Martinez
produzione International Institute of Political Murder (IIPM), NTGent
coproduzione Internationaal Theater Amsterdam, Kunstenfestivaldesarts Brussel
Comments