Quattro fratelli si ritrovano al cinquantesimo anniversario di matrimonio dei genitori. Intorno a loro, tanti invitati più o meno graditi, un laghetto popolato da graziose paperelle e una solenne attenzione alle apparenze. Il tutto costretto dentro una recinzione, perché fuori «pare diventato un suq» e «non ci si può più fidare di nessuno».
Il motore principale di N.E.R.D.s. - Sintomi sta proprio nel contrasto tra questa superficie ostentatamente rispettabile e l’intreccio di sentimenti e appetiti sconvenienti che si cela subito sotto la facciata; tra gravidanze dalla paternità ambigua, psicofarmaci e relazioni etero e omosessuali più o meno nascoste, gli equivoci si susseguono senza soluzione di continuità, a un ritmo serrato che i quattro attori sostengono con abnegazione, convincenti e divertenti sia quando interpretano la ricca carrellata degli invitati di entrambi i sessi - pur ricorrendo per amore di semplificazione a qualche clichè - sia quando, mascherati da papere, evocano surreali invasioni nell’intreccio.
Questo passare da un personaggio all’altro - e, parallelamente, da una sfumatura comica a un’altra, sfiorando momenti di riflessione e situazioni al limite dell’assurdo - è accentuato dall’espediente scenico dell’alternanza luce/buio sul palco, che divide lo spettacolo in tanti brevissimi quadri tempestati di dialoghi folgoranti che frammentano l’unità di tempo e spazio e offrono crudeli squarci di una nevrosi collettiva.
Questa scelta stilistica che vorrebbe comporre una sorta di album fotografico dell’ipocrisia inghiottito in un ritmo ossessivo ha il limite però di non proporre mai un'eccezione, una sorpresa, una concessione alla naturalezza, col risultato di produrre dipendenza, a tratti noia: mette una gabbia al testo e, battuta dopo battuta, gli toglie ossigeno e ali.
Uno spettacolo imprigionato dai suoi stessi limiti: è la sensazione predominante di chi cerchi di guardare N.E.R.D.s. - Sintomi in modo critico, un testo che sbatte qua e là come una falena impazzita, a sfiorare ogni punto della parete che la circonda senza però trovare una via d’uscita, con la sfrontatezza di accennare all’assurdo e ammiccare al commovente ma senza il coraggio di portare in scena l’una o l’altra cosa. Senza andare fino in fondo, insomma.
Una drammaturgia ricca di spunti interessanti, ma con il respiro delle ambizioni strozzato dalla sua stessa struttura - dando l’impressione di una fragilità, un «tremore nella voce» analogo a quello che i fratelli si rinfacciano a vicenda nel tentativo di nascondere i propri sentimenti.
L’autore e regista Bruno Fornasari, proveniente dall’Accademia dei Filodrammatici di Milano - di cui è anche codirettore - evoca grandi autori come Molière, Goldoni, Feydeau, Shakespeare e Pinter ma di questi mondi è in grado di restituire solo la forma nella messa in scena, le stilettate nel dialogo, il doppio senso come luogo linguistico costante e reiterato. Basta certamente per trascorrere una serata molto divertente, sia per la raffica di battute che per i colti riferimenti teatrali e anche solo questo fa di N.E.R.D.s. - Sintomi una commedia senza dubbio piacevole - ma piccola, di quella piccolezza che a volte a teatro è pericolosa, perché rischia di rimpicciolire anche le risate, il respiro, le aspettative del pubblico.
Elementi di pregio: molto divertente, recitazione brillante
Limiti: esattamente come il disturbo del titolo (acronimo di Non Erosive Reflux Disease) N.E.R.D.s - Sintomi rischia di risultare poco abrasivo sulla superficie liscia della risata.
Visto al Teatro della Tosse
Durata 80’
di Bruno Fornasari
regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice, Umberto Terruso
produzione Teatro Filodrammatici
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