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  • Letizia Chiarlone

Svelarsi | La potenza del corpo femminile

“Un po’ evento, un po’ happening, un po’ pigiama party”: così la regista e interprete Silvia Gallerano ha descritto Svelarsi, portato in scena alla Sala Mercato di Sampierdarena nel contesto del Festival dell’Eccellenza al Femminile ospitato dal Teatro Nazionale di Genova, giunto alla sua diciannovesima edizione. 

Nato da un laboratorio per sole donne incentrato sul tema del corpo e della nudità e diretto da Gallerano stessa, lo spettacolo mantiene la sua impostazione selettiva rivolgendosi a un pubblico esclusivamente femminile, composto dalle fasce d’età più disparate. Come interpretare questa decisione?  Durante il dibattito seguito alla messinscena e che ha coinvolto l’intero pubblico, la regista ha spiegato si trattasse di un’istanza politica basata sulla riappropriazione degli spazi al femminile. Al contempo la scelta è stata determinata da un fattore esperienziale, dovuto alla diversa percezione nell’interagire con un pubblico misto, fattore che aveva reso la precedente call to action per le interpreti molto meno partecipata.  È così venuta alla luce una necessità tutta femminile di coltivare ancora degli spazi esclusivi per potersi esprimere in libertà, al sicuro dallo sguardo maschile. 


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Foto di Cecilia Fabiano

E Gallerano persegue attivamente il suo intento: messo piede nella sala, come spettatrici la sensazione fu quella d’intrufolarsi in un tiaso, dove le interpreti, sedute in cerchio sul palco, in intimo e con solo una vestaglia bianca a coprirle, conversavano fittamente tra  loro, rilassate e a proprio agio, all’interno di un clima confidenziale. Non sussisteva però il rischio di sentirsi di troppo: colte in flagrante a osservare, si veniva coinvolte in una giocosa atmosfera di complicità che invitava a rivendicare il  diritto di ognuna a occupare il proprio spazio. 

La performance seguiva una struttura ordinata, alternando la messinscena con momenti destinati all’interazione con il pubblico e all’improvvisazione, e ogni atto veniva presentato attraverso una serie di cartelli messi in mostra sopra un leggio. 

Di grande impatto – e per alcune fonte di disagio, come è stato poi espresso – l’azione iniziale, che vede le attrici spogliarsi di quei veli leggeri che celavano la loro nudità,  portando così da subito l’attenzione sulla fragile potenza del corpo femminile. “La danza del corpo meraviglioso”, per dirla con le parole di Gallerano, una danza fatta di membra che paiono sgretolarsi sotto la luce accecante dei riflettori, che le ghermiscono come mani pronte a farle a pezzi, nonostante nascondano in sé la forza recondita di un animo temprato dalle avversità.  Nel mostrare l’eterogenea fisicità femminile si è fatta sentire la mancata rappresentazione di un corpo transgender, per quanto la regista abbia specificato  si trattasse di una casualità, di una “risposta a una chiamata” e non frutto di una selezione ponderata. 

I protagonisti della performance sono stati i corpi, corpi in cui ognuna può riconoscersi, con i propri difetti, effettivi o presunti, e su cui da sempre lo sguardo femminile si auto-interroga per definire la propria adeguatezza estetica. E ancora corpi che venivano portati all’attenzione delle spettatrici dalle interpreti, indicando e descrivendo a turno la parte che odiavano di più, per poi sforzarsi di  “correggerle”, imponendo una modifica  attraverso vari strumenti, come elastici per contenere un ventre sporgente o pezzi di nastro adesivo per sollevare la pelle cadente. Il processo culminava con le interpreti che applicavano sul loro viso delle sagome stampate di un volto femminile,  “perfetto”, che poi veniva accartocciato, mangiato e sputato via, in segno di disprezzo verso quei canoni sociali che pretendono dalla donna una perfezione irraggiungibile.


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Foto di Cecilia Fabiano

Filo conduttore della serata resta quindi la protesta contro le pressioni che la società impone al corpo femminile – depilazione, chirurgia estetica, maternità –, argomenti affrontati ricreando scenicamente  il salotto di un talk show, dove le interpreti, a seconda del loro concordare o meno con la tesi, si disponevano su una poltrona specifica, cronometrate nel loro dibattito da una spettatrice in sala.

Funzionale alla messinscena è poi risultata la distesa di foglietti bianchi in proscenio, che si sono rivelati essere biglietti su cui le interpreti, grazie al contributo delle spettatrici presenti alle diverse repliche, hanno scritto un elenco di pretese invadenti, selezionate casualmente dal mucchio e lette ad alta voce. All’interno di un clima particolarmente partecipativo, durante la lettura molte spettatrici hanno alzato la mano condividendo il proprio senso di colpa. 

Colpa che ha lasciato posto alla rabbia primordiale di un genere che porta sulle proprie spalle secoli di soprusi, una furia cieca che trova la sua valvola di sfogo nel momento liberatorio finale, sulle note di “The Rhythm of the Night” di Corona: tra  coriandoli bianchi e parole soffocanti gettate al vento, si è dato vita a una danza sfrenata che ha coinvolto l’intero pubblico.  

Una performance commovente che, nei giorni neri seguiti alla morte di Giulia Cecchettin, è stata in grado di risvegliare un clima di partecipazione e appartenenza, al pari di una carezza rassicurante capace di sussurrare “non sei sola”. 


Pregi: l’alto potenziale comunicativo delle azioni; la capacità di coinvolgere attivamente il pubblico.

Limiti: l’assenza di rappresentazione di un corpo non conforme ai canoni di genere; la mancata possibilità ( seppur giustificata e contestualizzata dalla natura della messinscena) di partecipazione per un pubblico maschile, che avrebbe potuto avere un’occasione di immedesimazione e sensibilizzazione in merito a una prospettiva altra. 


Svelarsi (visto alla Sala Mercato il 21 novembre 2023)

Produzione Teatro di Dioniso e in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe

Regia Silvia Gallerano

Interpreti Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Galleranocon la voce di Greta Marzano e il contributo di Serena Dibiase

Allestimento luci Camila Chiozza

Consulenza costumi Emanuela Dall’Aglio

oca, oche, critica teatrale
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