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  • Marco Gandolfi

Cuore di cane | Da una gabbia all'altra


Cuore di cane_foto di Masiar Pasquali

"Senza un nome non esiste niente" spiega rivelatore il professore Preobrazenski alla sua creatura, il cane Pallino che ha trasformato nell'uomo Pallinov. L'adattamento di Stefano Massini del Cuore di Cane di Michail Bulgakov centra la messa a fuoco su linguaggio e parola, sul loro magico potere di creare il mondo e sulla terribile condanna che imprigiona l'uomo in essi. Il professore Preobrazenski, alla ricerca dell'elisir di giovinezza, trapianta l'ipofisi di un galeotto nel cane Pallino, finendo per accorgersi di aver scoperto la sede biologica dell'anima. Comincia così un rapido processo di umanizzazione per Pallino che lo porta ad apprendere non solo come funzioni la società sovietica degli anni venti - periodo in cui è ambientata la vicenda - ma anche ben presto a sfuggire di mano al suo creatore. La storia dell'addomesticamento di Pallino coincide con il suo passaggio dal latrato alla parola. L'eccellente prova di Paolo Pierobon (Pallino/Pallinov) ne mostra accuratamente l'evoluzione, passando dai guaiti primitivi agli abbozzi di suoni per imitazione, dalle parole messe assieme con sintassi infantili fino all'uso dell'insulto, per concludere con la maestria del ricatto, della menzogna subdola e della delazione dopo essere passato attraverso la constatazione che la verità pura e semplice in società non si può quasi mai dire. Questo processo di "evoluzione" è rispecchiato brillantemente da un'analoga trasformazione fisica verso la postura eretta: vediamo questa metamorfosi resa anche dal corpo dell'attore nella splendida scena in cui Pallinov, tra mille sofferenze, viene obbligato a mantenere un portamento umano. La sintesi così compiuta di verbalità e fisicità chiude il cerchio: ora il cane è uscito dalla gabbia fisica in cui era rinchiuso per entrare nella nuova prigione sociale che si esprime in parole prescritte e con un significato circoscritto e per mezzo di comportamenti consoni e definiti, per far suo quel "bon ton" urlato come un insulto dall'uomo/cane al suo professore/padrone. Se è vero che la satira di Bulgakov parte dalle circostanze della società russa e l'umanizzazione del cane - con tutti i suoi risvolti distopici e dogmatici - è una riflessione sugli orrori e le illusioni della fondazione dell'uomo nuovo sovietico, la grandezza dell'adattamento di Massini è quella di aver colto una corrente più profonda, un'indagine sulla natura stessa della società e delle sue regole, sul valore e i limiti della parola. Scandita da un ritmo perfetto, specialmente nella sua parte centrale, la messinscena si avvale dell'ottima prova anche di Sandro Lombardi, che fa muovere spassosamente il suo Professor Preobrazenski tra la vanagloria da Accademia delle Scienze e lo snobismo da piccolo borghese che si vanta del suo appartamento con metratura superiore al consentito e del suo caviale due giorni a settimana. La regia di Giorgio Sangati è puntuale nei tempi, specialmente nella costruzione quasi coreografica delle scene d'insieme; mentre la cupa scenografia, pur visivamente affascinante, risulta un po' monocorde e le è forse assegnato il compito di sottolineare i risvolti di sofferenza, rimozione e violenza che la storia in sostanza racconta. Pallinov compie la sua vendetta denunciando il comportamento borghese del Professore nel prefinale. Quando quest'ultimo è incalzato dalle domande del Commissario del Popolo le sue risposte si fanno via via più sconnesse, le parole franano ed emerge un latrato. Ma Cuore di Cane non è il racconto di una vendetta della creatura contro il suo creatore, perché l'ultima parola sarà del Professore. L'ipofisi canina verrà nuovamente impiantata e il compagno Pallinov tornerà cane in un mondo di uomini cani. Bulgakov e Massini descrivono la gabbia delle parole e la loro potenza: da questa prigione non si può uscire, ma conoscerla e averne coscienza è quasi come evaderne. Elementi di pregio: affascinante adattamento con molteplici chiavi di lettura; eccellente prova di Paolo Pierobon. Limiti: scenografia meno interessante del resto. Visto a MIlano, al Piccolo Teatro Grassi mercoledì 6 marzo 2019. Cuore di cane libera versione teatrale di Stefano Massini dal romanzo di Michail Bulgakov regia Giorgio Sangati scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Claudio De Pace trucco e acconciature Aldo Signoretti con (in ordine alfabetico) Lorenzo Demaria, Giovanni Franzoni, Sandro Lombardi, Lucia Marinsalta, Paolo Pierobon, Bruna Rossi produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa coproduzione Compagnia Lombardi Tiezzi

oca, oche, critica teatrale
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