top of page
  • Roberta Desderi

Halka | Acrobazie verso una cultura altra


Group Acrobatique de Tanger in Halka

Appena ritiro il biglietto, presso il Teatro della Tosse, vedo che lo spettacolo è categorizzato come circo. Dal primo istante in cui i performer sfilano sul palco mi rendo conto della limitatezza della definizione: il Group Acrobatique de Tanger con Halka non sottopone al nostro sguardo un semplice spettacolo di acrobatica, bensì porta sul palcoscenico una cultura altra. Scena, costumi e movenze degli acrobati sono profondamente differenti da quelle del circo italiano a cui il mio occhio è abituato.

Non sono solo le grandi capacità atletiche a stupirmi della compagnia: tutti i componenti cantano e recitano. In alcuni istanti posso intravedere - seguendo la mia immaginazione - dei momenti di vita quotidiana, che probabilmente potrei vivere in una piazza o in un bazar marocchino: quella che inizialmente interpreto come confusione scopro essere la volontà di mostrare degli scorci di vita comunitaria, che lo sguardo occidentale fatica a razionalizzare secondo i suoi schemi.

Straordinari i numeri acrobatici, che non risultano istrionici esercizi di bravura, non ricercano l’applauso. I performer giocano con i loro corpi, sia individualmente che in formazioni corali, senza mostrare sforzo: ecco una grande differenza rispetto al circo che siamo abituati a frequentare, il quale si basa sull’ideale opposto - far sembrare difficile qualcosa che per il circense è semplice.

L’intero spettacolo è in arabo: presumibilmente il pubblico non può capire il testo delle canzoni o delle scene, ma i rapporti fra i personaggi (ritengo di poterli definire tali) sono ugualmente comprensibili. La musica dal vivo regala alla performance un ulteriore tocco di genuinità, oltre che a mostrare la polivalenza dei componenti della compagnia.

Momenti corali dei soli uomini si alternano a scene singole o di coppia, un personaggio mi colpisce in particolare: un acrobata molto magro, dal viso simpatico, che assume le sembianze di una sorta di Arlecchino o di qualche altro personaggio comico-farsesco. Compie spesso movimenti alla Charlot, ricordando vagamente Pulcinella. Di tutti i performer in scena è quello il cui ruolo è più definito, comprensibile anche a chi appartiene ad un contesto culturale diverso.

L’uso di attrezzi e degli elementi scenografici è minimo ma indubbiamente efficace: semplice quanto azzeccata la scelta della sabbia - sparsa dagli acrobati e calata a pioggia dal soffitto. Sebbene la centralità siano i corpi dei performer, allegri e pieni di energia, e il rapporto con il pubblico sia minimo, nessuno dei componenti della compagnia si dimentica della nostra presenza, tenendo vivo il nostro interesse con uno sguardo, un sorriso o un piccolo cenno.

Uno spettacolo adatto ad ogni genere, età e cultura che sa stupire con la bellezza del corpo che solo atleti di questo calibro sanno implementare al massimo. Emozionante e avvincente nella sua verace naturalità, qualcosa che manca alle performance circensi italiane e da cui indubbiamente possiamo imparare.

Elementi di pregio: spettacolarità dei corpi, musiche e canzoni dal vivo, la volontà di mostrare una semplicità e di non ricercare un istrionismo

Limiti: momenti recitati spesso confusionali

Visto al Teatro della Tosse sabato 24 novembre 2018

Regia: Edouard Heneman/ Antoine Biscarat

Interpreti: Najwa Aarras/ Lamiae El Alaoui, Mohamed Takel, Amal Hammich, Mohammed Hammich, Mustapha Aït Ouarakmane, Adel Châaban, Mohammed Achraf Châaban, Mhand Hamdan, Abdelaziz El Haddad, Samir Lâaroussi, Younes Yemlahi, Ouahib Hammich, Hamza Naceri, Hammad Benjkiri

Produzione: Groupe Acrobatique de Tanger, associazione Halka in coproduzione con l’associazione Scènes du Maroc

oca, oche, critica teatrale
bottom of page