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  • Massimo Milella

Nessuno può tenere Baby in un angolo


Un corpo decapitato ritrovato presso una pompa di benzina, la testa infilata in una sacca di quelle che si vincono con i punti accumulati con il pieno. Un bigliettino lasciato sul cruscotto della macchina di proprietà della vittima che la minaccia di staccarle la testa la prossima volta che lascerà la vettura parcheggiata così male, davanti a quella pompa di benzina.

La calligrafia è di Lucio, il benzinaio, kafkiano e attualissimo protagonista del monologo firmato da Simone Amendola e Valerio Malorni - e interpretato da quest’ultimo -, alla loro seconda drammaturgia originale, dopo il fortunato debutto con L'uomo nel diluvio, vincitore nel 2014 del premio In-Box e finalista al Premio Scenario.

Molta normalità, nessun alibi, troppi indizi a sfavore: il giorno dopo un giorno qualsiasi, viene arrestato con l'infame accusa di femminicidio. Comincia il disperato tentativo di discolparsi: Lucio, a cui Malorni presta un corpo teso, nervoso, aggressivo, è perseguitato da una realtà che tenta di incastrarlo, gli confonde le parole, rimonta la deposizione che avrebbe dovuto scagionarlo e lo tortura nella rievocazione, gesto dopo gesto, frustrazione dopo frustrazione, di come aveva trascorso la mediocre serata in cui è stato commesso il fatto.

Nella linearità credibile della sua vita grigia, scandagliata come in un romanzo di Dostoevskij, dilaniata improvvisamente da un evento mostruoso e piombata nella follia, nella paranoia, ecco che l'ostico giallo di Amendola e Malorni riporta la luce dimessa e drammatica della realtà, spostando leggermente il peso della storia dalle farneticazioni di Lucio, primo sospettato, alla vittima, una ragazza che per tutta la durata della pièce non aveva avuto né nome né volto, significativamente decapitata. Il lento svelamento della sua identità conduce lo spettatore a un finale emozionante che, per onestà nei confronti del meccanismo del genere, merita di non essere anticipato.

La trama di Nessuno può tenere Baby in un angolo è complessa e gioverebbe di abbondanti tagli, soprattutto nel secondo dei tre quadri, ma ben presto si capisce che, più che il suo sviluppo, agli autori sta a cuore la possibilità di mettere in luce gli aspetti più profondi, disumani e inattesi della presunta "normalità"; il registro del personaggio, grazie al magnetismo di Malorni e alla forza del suo linguaggio romanesco, che sa contenere la tragedia e la farsa con equilibrio, riesce a proiettare ragionevoli dubbi e spaventose ombre sul pubblico, incastrato nel meccanismo narrativo, pronto a condannare e un attimo dopo addirittura a comprendere le ragioni di un omicidio, con una presenza in platea in cui sedimenta, tra gli scavi dell'anima di un'esperienza atroce, la dolorosa e commossa partecipazione alle tremende confessioni di Lucio il benzinaio, un uomo qualunque.

Punti di forza: la presenza scenica di Valerio Malorni; le scelte musicali, da Paolo Nutini a Luigi Tenco, che avvolgono la storia in modo mai banale, in dialogo serrato col testo.

Limiti: drammaturgia troppo lunga e a volte discontinua che rischia di perdere la tensione emotiva impressa dall'attore.

Compagnia AMENDOLA \ MALORNI

regia Simone Amendola e Valerio Malorni

interprete Valerio Malorni

scritto da Simone Amendola

collaborazione al testo Sandro Torella

produzione Blue Desk

visto al Teatro Bloser il 23 novembre 2017

oca, oche, critica teatrale
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