Cosa vedrebbe oggi Ulisse partendo per la sua odissea mediterranea? Quali tappe e quali mete lo attenderebbero? Mediterraneo prova a rispondere con toni anti-epici, in musica e parole, attraverso una fusione di stili e dialetti, tendendo ad un abbraccio di popoli, città e nazioni accomunati da questo lago salato, culla immemore dell'Occidente.
Monologo di Pino Petruzzelli, suddiviso in quadri che parlano di storia e di luoghi mettendoli in dialogo, al di là del tempo e della distanza. Così passiamo da Srebrenica e la pulizia etnica alle saline della Puglia; dal muro israeliano con i suoi checkpoint estenuanti a Venezia. Dall'Italia al Marocco; dalla Grecia al Medio Oriente. Il ritmo della scansione è variabile: quadri che sono brevi accenni, altri prolungate narrazioni che ruotano attorno a scene primarie, abbozzi che favoriscono una immedesimazione che tende al programmatico. Possiamo scomodare l'etichetta "politica" in questo caso, nel senso più nobile. Una sorta di manifesto sulla fratellanza che inizia a teatro per continuare fuori scena, come speranza oltre i confini.
Perché i confini sono solo nella mente, come ci racconta la voce narrante. Ma questa constatazione aggiunge un tono disperato: speranza e disperazione coesistono; come nel climax del quadro dedicato a Srebrenica, durante il quale il racconto spicca dal fondo scuro, come il volto di Petruzzelli illuminato da una luce fissa nell'oscurità. Il giovane musulmano in fila verso la morte è salvato da un soldato serbo che lo riconosce come figlio di amici e, sottovoce, con l'urgenza del timore e della giustizia, gli intima di correre via senza voltarsi, passare sotto il filo spinato e raggiungere i suoi nel bosco.
Il punto è proprio questo: chi sono i nostri? È un’odissea anti-epica nei toni questo Mediterraneo, ha l'onestà delle triste constatazione della realtà ma anche la spinta del perseverare verso un’umanità più giusta, più nobile. Non solo nelle parole, ma anche nei begli interventi musicali - fusioni di stili e storie - di Radiodervish: incontro di popoli e costumi nei volti e nei nomi dei componenti.
La bella e varia recitazione di Pino Petruzzelli supera (quasi) indenne anche il rischio di diventare caricaturale, almeno per alcune maschere dialettali. L'alchimia delle culture è l'idea del mare come ponte. In un certo senso il teatro stesso.
Elementi di pregio: la capacità di comporre un quadro univoco; la coesione di musica e parole.
Limiti: un po' di fatica nell'accumularsi di quadri troppo disparati; un inizio poco incisivo.
Di e con Pino Petruzzelli
Visto il 25 gennaio 2018 al Teatro Duse.
Produzione: Teatro Stabile di Genova.
Radiodervish:
- Nabil Salameh (canto, buzuki e percussioni).
- Michele Lobaccaro (chitarra e basso).
- Alessandro Pipino (tastiere e fisarmonica).
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