Volevo dirti
Volevo solo dirti che
Se ti dicessi che io
So che volevo solo dirti che
Se ti dicessi che io
Volevo dirti che volevo solo dirti che se ti dicessi che
io, io solo
ti volevo
tu riattaccheresti il telefono
o mi parleresti in quella lingua strana ed io
con un sorriso a pezzi
lancerei coriandoli, e ti starei a sentire.
[Rime di Marta Cristofanini]
Un uomo distinto con in mano una valigia percorre cauto un fascio di luce che si staglia nell’oscurità: ha inizio così il viaggio autobiografico di Simone Zambelli, attore e danzatore dalla presenza scenica straordinaria e dal viso magnetico, che sembra provenire da un passato più remoto di quello che il giovane performer rivive sulla scena. Un viaggio reso possibile attraverso il ritorno all’essenzialità del corpo, spogliato degli abiti, del contegno e del peso dell’essere adulto.
Attraverso la danza il protagonista sembra recuperare un contatto intimo con il proprio “io” bambino e rispondere alle domande rispetto a un vissuto dove il ricordo si confonde con il sogno. Domande che emergono esplicitamente, alla maniera dell’interrogatorio di una voce misteriosa fuori scena, che potremmo azzardare a identificare con la coscienza. L’esperienza privata che Zambelli porta in scena acquista a più riprese il respiro del destino comune a tutti gli esseri umani: quello di vivere e fare i conti con fragilità e ferite che travalicano tempi e luoghi.
Qualsiasi etichetta di genere starebbe stretta a uno spettacolo la cui forte impronta autoriale, mescolando danza, teatro e musica, non lo rende nemmeno del tutto ascrivibile a ciò che definiremmo teatro-danza.
Testi di: Carlo Galiero | Aiuto Drammaturgico: Arianna Mandolesi | Con il sostegno di: Balletto Civile, Vetrina della giovane danza d’autore – Anticorpi XL | Menzione speciale Premio_Twain direzioniAltre 2017 con il sostegno di Twain centro di produzione Danza regionale
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